06 giugno 2001

Il Cinquecento lombardo nella chiesa di san Maurizio

 
A Milano, il restauro della chiesa di san Maurizio nel Monastero Maggiore ha offerto nuovi spunti utili per l’attribuzione delle pareti affrescate, che si fanno risalire ai maggiori tra gli artisti del Cinquecento lombardo...

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S. Maurizio al Monastero Maggiore
La chiesa di san Maurizio, costruita a Milano nel XVI secolo, fa parte del grande complesso del Monastero Maggiore delle Benedettine: al suo interno è divisa in due settori, uno pubblico e dedicato al culto, l’altro riservato alle monache del monastero che in passato non potevano oltrepassare la parete divisoria. L’interno della chiesa venne decorato da artisti tra i più importanti del ‘500 lombardo: Paolo Lomazzo, Bernardino Luini e i suoi due figli, Callisto Piazza e Vincenzo Foppa. Ultimamente però, in seguito ai restauri, molte delle teorie sulla paternità delle opere sono state rimesse in discussione. La chiesa, sottoposta da anni ad un lungo intervento di restauro, è stata riaperta al pubblico nel 2000, in occasione del Giubileo, ma i lavori di recupero degli affreschi non sono ancora terminati: tra questi spiccano quelli della parete divisoria, comunemente attribuita al Luini, con immagini di santa Orsola, san Maurizio, Alessandro Bentivoglio, il committente dell’opera, e con la tela del Campi che rappresenta l’Adorazione dei magi.
Il restauro
Il restauro degli affreschi della chiesa di S. Maurizio al Monastero Maggiore, iniziato nel 1984, è sempre stato considerato urgente, dal momento che le pitture risultavano gravemente danneggiate dalle efflorescenze biancastre dovute all’umidità che risale dal sottosuolo della chiesa e dalle evidenti macchie scure provocate dall’albumina, utilizzata con abbondanza dai restauratori che nell’Ottocento intervennero sugli affreschi. Il problema dell’annerimento dell’albumina – dovuto all’ossidazione della sostanza organica e alla sua successiva polimerizzazione che snatura le caratteristiche della pittura – era particolarmente evidente sui volti dipinti sulla parete divisoria da Bernardino Luini, famoso per lavorare con la tecnica del mezzo fresco. Il risultato del restauro ha ampiamente confortato gli studiosi ed ha anche fornito preziose indicazioni circa l’attribuzione delle opere della chiesa, confermando la presenza dei membri della famiglia Luini, accanto agli altri maestri del Cinquecento lombardo.

A cura diROL

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