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Un box al centro della galleria, diviso in base ai principi dello Yin e lo Yang, dove si svolge la cerimonia del tè. L’artista prende il tè coi visitatori nell’ambiente da lei appositamente creato e studiato nei minimi dettagli. Tutto è bianco o nero, le tazze, i tavoli, i cucchiaini… No, non si tratta dell’ultima opera del cineasta Zang Yimou. Siamo invece alla milanese Galleria Carla Sozzani, che dal 25 febbraio allestisce l’installazione interattiva 255 – 0 + Tea, terza tappa di un progetto itinerante dell’artista cinese Weihong. Il progetto si ispira al concetto di Yin e Yang, il titolo della mostra deriva dai numeri digitali: “255”, che identifica il colore bianco puro e “0”, che identifica il nero totale. “Tea” in questa installazione rappresenta il medium prescelto per creare un’interazione. Intorno al grande “Box” che ospita la cerimonia, una serie di immagini digitali tridimensionali e bidimensionali mostrano i visitatori/ospiti delle precedenti installazioni di a New York, Houston (USA) e Dali (Cina). Weihong invita a partecipare alla cerimonia del tè. Gli ospiti saranno fotografati e i ritratti faranno parte del progetto 255-0+Tea e si aggiungeranno alle immagini nelle future installazioni.
Inaugurazione sabato 25 febbraio 2006
Dalle ore 15.00 alle ore 20.00
Interactive Art Installation:
giovedì 23, venerdì 24 dalle 12.00 alle 19.00
e sabato 25 febbraio 2006 dalle 12.00 alle 20.00
Mostra dal 26 febbraio al 26 marzo 2006
Martedì, venerdì, sabato e domenica, ore 10.30 – 19.30
Mercoledì e giovedì, ore 10.30 – 21.00
Lunedì, ore 15.30 – 19.30
Galleria Carla Sozzani
Corso Como 10 – Milano
Tel. 02.653531 – Fax 02.29004080
E-mail: info@galleriacarlasozzani.com
Sito: http://www.galleriacarlasozzani.org
[exibart]
Una presa in giro di mostra, anzi, di “non mostra”. Non c’è niente di zen, di yin, di yang.
Qualcuno ha scritto sul diario dei visitatori, né 0 nè 255, ma uno squallido 127,5.
Ci si può divertire una volta (mal)capitati lì, a scambiare le ciotole bianche nel mezzo tavolo nero e viceversa.
C’è allestita una finta sala per la cerimonia del té, che sembra uno stand della Upim per la fiera del bianco e del nero, ste ciotoline per usignoli e fringuelli due bianche e due nere sistemate nelle rispettve metà colore del tavolino, ai cui lati uno di fronte l’atro, ci sono due pouf, bianchi, e neri; poi ci sono un solo pouf nero nella mezza sala nera e un’altra nella mezza sala bianca (per gli ospiti in attesa?)
La sala del tè è nel centro dell’open space dello spazio espositivo, sulle pareti dell’open space, un lungo nastro di foto di “mille” scatti continui con facce che bevono il tè, metà nastro a sfondo nero con tazze bianche, e ritorno al contrario.
Era brutto una mostra di ventagli cinesi?
Angelo Errico
P.S.
In contemporanea c’è una mostra su l’interpretazione della sedia di Jacobsen secondo alcuni “autori”. Lasciamo perdere.