05 marzo 2008

A Roma le fiere erano in realtà tre. Anzi, una era una Unfair…

 

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57875Si sta pian piano affermando come una delle realtà più dinamiche ed aggressive della scena romana, negli ultimi giorni sotto i riflettori per le due fiere che erano al debutto. E proprio 1:1projects – piattaforma per la creazione, lo sviluppo, la produzione e la promozione di progetti nell’ambito della cultura contemporanea – ha prodotto The Unfair Fair, progetto sperimentale ospitato dallo spazio Loto Arte, in cui ogni giorno si avvicendavano esperimenti, performance, lavori e idee, e dove alle politiche del mercato si sostituivano le poetiche del gioco. Curata da Cecilia Canziani e Vincent Honoré, in collaborazione con Athéna Panni e Ines Musumeci Greco, l’iniziativa ha centrato in pieno i suoi obbiettivi, con file di visitatori a tutte le ore per scoprire le proposte di un ricco ed eterogeneo gruppo di artisti, fra i quali Navin Rawanchaikul, Lili Reynaud-Dewar, Francesco Arena, Bik van der Pol, Ursula Mayer, Jacob Dahl Jürgensen, Haris Epaminonda, Ra di Martino, Goldiechiari, Sandrine Nicoletta.

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1 commento

  1. Nello scambio nord – centro, tra Bellini e Casiraghi, il sistema fieristico a Roma ha puntato sulla missione valorizzatrice, da una parte sfruttando la bizzarrìa del contrasto, dall’altro la disseminazione nell’antico per allestire una specie di wunderkammer.
    Unfair fair,invece, leggera, veloce pret – à – porteter dell’arte che si poteva acquistare in un negozio fronte strada, ha puntato sul senso dialettico e dialogico tra pubblico e l’arte evitando il corpo “pesante” dell’arte è stato piuttosto un check up del corpo pensante dell’arte. Sembra che 1:1 abbia fatto centro un’altra volta!

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