10 novembre 2018

A Roma, Villa Lontana saluta la prima stagione con gli Archeologi. Intervista alle curatrici

 

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Si chiude questa settimana la prima stagione espositiva di Villa Lontana. Il 2018 ha visto gli spazi della Villa romana aprirsi al pubblico con un programma ideato da Vittoria Bonifati, che ha compreso due mostre co-curate con Jo Melvin. Ancora visitabile per pochi giorni, “ARCHEOLOGI: Archeology of the mind and the metadata of Villa Lontana” presenta lavori di Larry Achiampong, Elisabetta Benassi, Alessandro Cicoria, Barry Flanagan, Clementine Keith-Roach, Louise Lawler, Maria Nordman, Sudarshan Shetty, Daniel Small e Franco Troiani, inseriti nel contesto della Villa in relazione a opere di statuaria classica, selezionate dalla collezione della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli. 
Il finissage di ARCHEOLOGI si terrà sabato, 10 novembre, dalle 15 alle 17. Alle 16 si svolgerà una lecture performativa di Melvin. Abbiamo raggiunto le due curatrici per farci dire di più. 
Nei secoli, Villa Lontana è stata un crocevia per artisti e personalità che hanno soggiornato a Roma. Da cosa nasce la scelta di aprirne le porte attraverso l’arte contemporanea? 
«La città di Roma è una città ricca di storia che presenta una stratificazione architettonica continua nei secoli. Il dialogo con l’antico è ogni presente. Non si può scappare dal costante confronto con il passato. A volte la sua pesantezza e il suo bagaglio rendono difficile vedere questa città con uno sguardo nuovo. L’arte contemporanea ha invece la possibilità di aprire un nuovo dialogo con l’antico rimuovendo il concetto prestabilito che le sculture di arte classica siano un oggetto inerte e fisso quando invece possono essere viste come oggetti viventi e animati. Nell’ultimo secolo l’idea che la scultura sia statica e permanente è stata smantellata dalle generazioni di artisti che si sono succedute, a partire dagli esperimenti con la luce e il film dei costruttivisti russi che coinvolgevano il movimento, passando dalle pratiche concettuali e dematerializzanti degli anni ’60. 
Per esempio nella mostra ARCHEOLOGI si dà una nuova voce ad una statua femminile panneggiata e acefala del I secolo a.C. posizionandola accanto al video Relic Traveller 0 (2017) di Larry Achiampong. Il lavoro di Larry Achiampong è narrato da una voce femminile che attraversa il paesaggio e affronta la migrazione e l’espropriazione di terre coloniali. In “Sculptureless Sculpture”, prima esposizione svoltasi a Villa Lontana, il lavoro di Ad Reinhardt Travel Slides (1955-1967) mostra una sequenza di immagini di edifici, frammenti, dettagli architettonici, opere d’arte provenienti da molte culture e geografie diverse. Questi oggetti non sono divisi cronologicamente o per territorio ma per forme, colori e associazioni per creare nuove narrative storiche non cronologiche. Travel Slides è proiettato nel garage di Villa Lontana dove sono esposte quaranta sei sculture della Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli dal VII secolo a.C. al XVII d.C provenienti da territori e epoche diverse, come le immagini di Reinhardt. Appendice Per Una Supplica (1972) di Ketty La Rocca mostra le mani in continuo movimento rifacendosi alla qualità tattile della produzione scultorea e l’idea del frammento. 
Villa Lontana fu così chiamata per via della sua distanza dalla città di Roma. Era distante – lontana – sulla collina di Ponte Milvio. Lentamente la città si estese fino a circondarla, trasformando il territorio circostante da campi agricoli e vigneti, ad aree urbanizzate. Villa Lontana ripercorre la storia del vicino Ponte Milvio (costruito nel 115 a.C) attraverso i secoli. Nel sito è stata riportata alla luce una necropoli romana con oltre centosessanta tombe. La tenuta è stata menzionata sin dal Medioevo per la sua vicinanza a Ponte Milvio ed al percorso della Via Francigena. Appartenne poi alla famiglia Orsini e, dalla seconda metà del XVII secolo, alla Reverenda Camera Apostolica. La proprietà da vigneto divenne giardino esotico e l’edificio principale da casa rurale divenne Casino delle delizie. Ha seguito le sorti di “illustri” personaggi che passarono attraverso la tenuta, dal Principe Stanislao Poniatowski a Claude Poussin, Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen e per questi ultimi la Villa è stata sfondo di ispirazione e ambientazione per la pittura e la scultura. Successivi cambiamenti della dimora storica sono stati attuati dal console britannico presso la Santa Sede Giovanni Freeborn, l’ingegnere, architetto ed enologo Luigi Gabet e il primo direttore dell’American Academy di Roma Samuel A.B Abbott
La Collezione Dino ed Ernesta Santarelli si estende dal periodo tolemaico fino all’inizio del XIX secolo con particolare interesse per la statuaria romana, i marmi colorati della Roma imperiale, i frammenti architettonici e la pittura su pietra. Inoltre una vasta raccolta di glittica, che spazia nell’arco di cinque millenni, è stata concessa in comodato ai Musei Capitolini». 
In che maniera avete elaborato concettualmente ARCHEOLOGI ? Come contribuiscono i lavori degli artisti scelti a strutturare il vostro discorso curatoriale? 
«Il paradigma concettuale della tenda dell’archeologo ha condotto il pensiero curatoriale della mostra. Il padiglione archeologico è il punto di partenza, il fulcro – cervello, nel sito di scavo. La sua forma temporanea tridimensionale offre riparo per la riflessione. È qui che si svolge la pianificazione e dove gli oggetti riportati in luce vengono misurati e registrati. Strati di storia si incontrano e si sovrappongono nel giardino di Villa Lontana, sculture di epoche diverse sono una accanto all’altra. Inserendo in questo dialogo opere contemporanee che esprimono durata, narrativa e storia si anima la nostra esperienza con i manufatti presenti nel giardino, la nostra percezione del passato e la sua contemporaneità. Chiedere dove e quando iniziano i metadati di Villa Lontana significa mettere in moto flussi di storie interconnesse. Una necropoli romana di oltre centosessanta tombe risalenti alla prima metà del I secolo d.C. è stata recentemente riportata in luce lungo l’antica via Cassia – dove oggi si trova il garage di Villa Lontana. La storia è in continua evoluzione. Manufatti, da domestici a dimenticati, urne, sarcofagi, grandi edifici emergono come tracce di culture passate su cui possiamo riflettere. Resti e tracce di oggetti stimolano nuovi pensieri e nuovi lavori. La mostra colloca i lavori di Larry Achiampong, Elisabetta Benassi, Alessandro Cicoria, Barry Flanagan, Clementine Keith-Roach, Louise Lawler, Maria Nordman, Sudarshan Shetty, Daniel R. Small, Franco Troiani in questa conversazione». 
Come è nata la vostra collaborazione? 
«Ci siamo conosciute a Londra attraverso l’artista Barbara Steveni. Barbara è uno dei membri fondatori di APG (Artist Placement Group) insieme a John Latham e Barry Flanagan. Jo Melvin fa parte del board of trustees di Flat Time House, lo studio e casa dell’artista concettuale inglese John Latham, trasformata in una scultura vivente. Flat Time House è stata salvata dalla Fondazione Dino ed Ernesta Santarelli che ne ha comprato le mura nel 2018 lasciando che il programma di mostre, workshops e residenze possano continuare ad esistere sotto la programmazione artistica di Gareth Bell-Jones. Nel gennaio 2018 Jo Melvin e l’artista Jeff Gibbons sono stati ospitati da Vittoria Bonifati a Villa Lontana. Abbiamo iniziato le nostre conversazioni in giardino, che è di per sé uno spazio straordinario. Gli antichi pini, spesso soggetti di dipinti, evocano la calma e la tranquillità della campagna. Il giardino è diviso da siepi in sezioni e ciascuna è simile a una stanza e ha un carattere diverso. In questo contesto abbiamo iniziato a ragionare sulla possibilità di lavorare su una mostra sul corpo e la performance. Quella che Jeff Gibbons ha parafrasato in “an exhibition of sculpture without sculptures in Faraway Villa” (una mostra di scultura senza sculture a Villa Lontana). Questa idea ha dato un corso particolare alle nostre conversazioni che ad oggi continuano ad evolversi». 
Cosa prevede il programma di Villa Lontana per il 2019? 
«In primavera ci sarà il lancio della pubblicazione di ARCHEOLOGI che si terrà nel garage di Villa Lontana. La prossima mostra inaugurerà a maggio e sarà una mostra sul Macismo. Il programma di Villa Lontana si sta sviluppando per prevedere una mostra ogni anno, della durata di almeno due mesi, e per ospitare un artista in residenza che possa avere accesso all’archivio e alla collezione della Fondazione Santarelli. Durante l’anno sono previsti una serie di eventi e performance. Per esempio a settembre c’è stata una performance del sound artist Andrés Saenz De Sicilia che, in collaborazione con Adam Green, ha utilizzato un sistema audio multicanale per rispondere allo spazio del garage di Villa Lontana». (Giovanni Rendina
In alto: Larry Achiampong, Relic 0. Foto di Simon d’Exea

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