04 dicembre 2018

Abitare il tempo di Garbatella. Un progetto fotografico e relazionale, raccontato dai protagonisti

 

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Muoversi in uno spazio vuole dire anche osservare l’attraversamento del tempo. Si può avanzare velocemente, per esempio correndo a perdifiato per prendere un autobus, con il paesaggio circostante che si scompone in macchie indistintamente colorate e la prospettiva di un vertiginoso futuro di attesa per il prossimo. Oppure rallentare il passo, come quando si è alle prese con un gustoso gelato grondante, così adagio fino al punto di tornare indietro, concentrando lo sguardo poco più in là delle creme pericolanti, su quel dettaglio architettonico, che oggi appare insignificante per noi ma chissà come doveva essere una volta, cioè che cosa poteva rappresentare quella precisa forma, senza polvere e usure, nel linguaggio composito della città. Le nostre sono così antiche che ci mettono di fronte a una evidenza, in fondo, esaltante, perché abitiamo in questi spazi da millenni e, nonostante tutto, continuiamo a spostare oggetti, vite e pensieri, creando relazioni tra di essi. E poi capita che queste rispondenze si cristallizzano in immagini, come succede per “Abitare il paesaggio”, mostra di Giovanni Cocco Francesco Zizola, a cura di Sara Alberani, presentata da 10b Photography nell’ambito di Garbatella IMAGES, ampio progetto che apre alcuni lotti storici del quartiere romano agli occhi della fotografia d’autore, entrando in dialogo anche con le memorie visive raccolte e ritrovate negli archivi di famiglia. La mostra aprirà il 5 dicembre e sarà visitabile fino al 20 dicembre nella sede di 10b Photography in via San Lorenzo da Brindisi, oltre che all’interno dei lotti 30 e 32, dove troveranno luogo le installazioni fotografiche costruite con gli archivi famigliari. In calendario anche due visite guidate, sempre mercoledì, 5 dicembre, alle 18, e poi sabato, 15 dicembre, alle 11.30. Abbiamo raggiunto i protagonisti, per farci dire di più. 
Garbatella Images-“Abitare il paesaggio” è un progetto strettamente legato alla forte connotazione storica, sociale e architettonica di Garbatella. Quali sono le peculiarità di questo quartiere che possono diventare materia di una ricerca artistica? 
Francesco Zizola «In un territorio urbano circoscritto, ricco di storia e cultura come quello della Garbatella storica, pensare all’identità di un territorio significa anche indagare le corrispondenze profonde e sottili che legano lo strato visibile della realtà con il passato. È un presupposto, quello della libertà, che l’artista può utilizzare con coraggio per liberarsi dal linguaggio didascalico e neutro, direi oggettivo, con cui la produzione culturale dominante cerca di ridurre ad un feticcio la realtà. In questo senso la fotografia utilizzata in questo progetto è capace di liberarsi dalle convenzioni della fotografia documentaria, per procedere con decisione nel campo delle allusioni e del pensiero simbolico. Senza timore, per questo, di recuperare e salvare dall’oblio e dalla distruzione le immagini di una fotografia al primo grado, quella degli album di famiglia, reinserendola in una griglia narrativa più ampia e ambiziosa; quella del dialogo tra il presente e il passato, quella del senso, quella dell’identità ambigua che si affaccia su un futuro mutevole e incerto». 
Le immagini di Zizola e Cocco, insieme agli archivi fotografici famigliari. Dialogo o cortocircuito? Cosa scopriremo da questo incontro? 
Sara Alberani «Il progetto nasce con la volontà di una ricerca per immagini sul quartiere Garbatella, proprio per uscire dalla retorica narrativa con cui spesso l’area della città-giardino – esempio unico nel suo genere – viene raccontata oggi. Questo significa utilizzare la fotografia come veicolo di memoria, strumento di relazione e di ricerca contemporanea, permettendo un suo utilizzo sia da parte degli abitanti dei lotti – attraverso gli album di famiglia – che tramite una rilettura dello spazio a cura di fotografi contemporanei. I percorsi visivi sono profondamente diversi tra loro, come possono esserlo una foto degli anni ’30 e una del 2018, ma il dialogo non risiede su un’affinità estetica, quanto sul piano di una lettura intima dello spazio che è Abitare il paesaggio. È incredibile quanto i visi di ragazze, giovani, donne, uomini ritratti nel passato siano potenti oggi, sguardi dritti in camera, attività sociali condivise, per un’intensità di gesti e di relazioni nel fermo immagine di una storiografia “inconsapevole” di quartiere. Questa memoria collettiva riesce ancora a interpellarci e può essere utilizzata come stimolo e come materiale di riappropriazione per la ricerca contemporanea. Così il ritratto di Francesco Zizola di un’anziana signora installato al lotto 30, si mescola con le fotografie di famiglia nello spazio in cui vive e il piccolo atlante botanico di Giovanni Cocco permette una conoscenza della ricca biodiversità del luogo, tanto cara ai frequentatori dei cortili, attraverso uno sguardo finora sconosciuto». 
Gli archivi famigliari sono stati oggetto di un laboratorio in collaborazione con WSP Photography e i centri anziani di Garbatella. Puoi raccontarci come si è svolto e come è stato accolto? 
SA «L’idea della costruzione di un archivio fotografico di famiglia del quartiere, con le foto esposte proprio nei lotti, è stata accolta con molta partecipazione, nonostante fosse un primo piccolo passo in questo senso. Così ci siamo avvicinati ai singoli – i frequentatori dei centri anziani, ma anche ai cittadini che ci hanno contattato – e alle numerose associazioni culturali che operano da anni sul quartiere. Ne è emerso uno spaccato molto diversificato di fotografie profondamente personali, di vedute del quartiere “come era” e di immagini legate agli eventi storici collettivi, con gli abitanti come protagonisti. Ogni foto ha stimolato un racconto per immagini che sarà presentato in formato audio. È stato come fare “esplodere” l’immagine attraverso i particolari, i luoghi, i protagonisti che la abitano. Poco più in là della difesa della propria memoria privata si è aperta quella collettiva». 
In che modo l’arte può raccontare l’identità di un territorio? 
Giovanni Cocco «L’artista rielabora ciò che vede esprimendo il suo punto di vista, un insieme di significati che scopre attraverso la realtà. Coglie gli aspetti più significativi di un luogo, le particolarità di un territorio, fulcro dell’unicità e quindi identità del luogo stesso. Il circolo virtuoso si innesca proprio perché quelle peculiarità hanno ispirato l’artista e sono ciò che racconterà nelle sue opere, con la sua lettura, lasciando fuori ciò che è più ordinario. Nel caso della Garbatella, l’incongruenza, la bellezza, l’inconsuetudine e l’unicità di certi elementi, hanno fatto sì che venisse privilegiato un tratto mediamente trascurabile di quello spazio e che è incredibilmente, invece, distintivo e quindi identitario del quartiere. Attraverso il processo creativo che parte dall’osservazione e dalla sensazione, come succede se si parla di paesaggi, persone, luci, architetture, si può fare emergere ciò che identifica un luogo».

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