26 novembre 2014

Arte in digitale: la Francia propone i suoi giovani talenti. Ecco i risultati della seconda edizione del Prix Cube

 

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Post code di Vtol, prix Cube 2014
La Digital Art, quella più giovane e innovativa, si riconferma quest’anno con la seconda edizione del Prix Cube o meglio un premio alla giovane creazione digitale, che mette in mostra sei artisti internazionali under 35 anni, dal 26 al 30 novembre presso l’Espace Saint Sauveur a Issy-Les Moulineaux, a due passi da Parigi. 
Organizzato dal Centre de la Création Numérique Le Cube, luogo di riferimento nella creazione digitale, attivo dal 2001, il Prix Cube attaverso una giuria composta dall’architetto Odile Decq, l’artista e cofondatrice del collettivo Troika Conny Freyer, dal curatore e storico dell’arte Patrick Gyger, dal redattore capo della rivista d’arte Œil Fabien Simode e l’artista e commissario Zhang Xiaotao, ha ricompensato ieri sera l’opera Post Code del russo Vtol, classe 1986. Si tratta di un meccanismo interattivo che trasforma i codici a barre di qualsiasi prodotto in un’immagine astratta, sempre diversa nei colori e nelle forme, questa è stampata da una macchina con un formato cartolina. Deviando il codice a barra, simbolo del consumismo di massa, Vtol, propone una riflessione su come la nostra società riorganizzi i nostri gesti e usi quotidiani. Il premio consiste in una donazione di diecimila euro e un mostra dell’opera vincitrice in Cina, in linea con l’anniversario delle relazioni tra Francia e Cina. 
Ma vediamo cosa hanno proposto gli altri partecipanti a questo riconoscimento che incoraggia le nuove generazioni di digital artist. Un film cinematografico sperimentale dal titolo Immersion è proposto da Lia Giraud (1985) in collaborazione con il cineasta Alexis de Raphélis, sulla scia dei fatti di cronaca che intasano le librerie giapponesi sulle cosiddette sparizioni o meglio “evaporazioni” di gente che sparisce dall’oggi al domani senza lasciare traccia. Alexis de Raphélis ha narrato una di queste sparizioni con il contributo attoriale di un danzatore butoh, e girato in Sicilia il film parla di una morte ritualizzata, che vede l’uomo trasformasi in alga. Il lavoro di Lia Giraud si basa su un processo di ingegneria microbiologica in cui in breve fa interagire, le immagini del film con altre immagini aleatorie, create queste da micro alghe che fotosensibili reagiscono alla luce. 
Ma passiamo al duo Novotak (Francia e Giappone), formato dall’illustratrice Noemi Schipfer e l’architetto musicista Takami Nakamoto, entrambi classe 1988, che attraverso la loro Daydream V.2, un’istallazione audiovisiva che suggerisce un susseguirsi sonoro di forme geometriche che quasi ipnotiche destabilizzano i limiti della nostra percezione. Ma ecco Bodymetries di Theresa Schubert (1980, Germania), un lavoro che si ispira alle teorie di Mashall McLuhan: si tratta di un dispositivo interattivo che si attiva scansionando per esempio il vostro braccio, vede apparire su quest’ultimo una cartografia composta da motivi organici che si dispiegano lentamente sulla superficie della pelle. Un’opera artistica biologica che si adatta alla morfologia di ognuno, questo processo si ispira a cellule esistenti conosciute come physaum polycephalum. Da non perdere l’opera interattiva di Stefan Tiefengraber (Austria, 1981) User Generated Server Destruction: basta una connessione internet, recarsi sul sito www.ugsd.net, e azionare a distanza ed in tempo reale sei martelli, che cliccando su un pulsante verde, si azioneranno per colpire il server informatico: il pubblico è così responsabile dell’abbattimento della macchina. Un’opera più poetica è invece quella di Nils Völker (Germania, 1979) Seventeen: si tratta di una creazione lumino-cinetica composta da 17 cuscini bianchi in Tyvek, un materiale sintetico trasparente, questi disposti in alto e a cerchio l’uno accanto all’altro seguono in perfetta sincronia il movimento lento di una respirazione. Se volete saperne di più sul premio, ma anche sulle tante attività del centro, www.lecube.com (livia de leoni)

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