29 gennaio 2013

Artisti per un vino di qualità: l’immagine di Elisa Sighicelli vince il primo Premio Frescobaldi. La mostra dei progetti a Palazzo delle Stelline, a Milano

 

di

Elisa Sighicelli, Untitled, 2012, opera vincitrice del Primo Premio -Artisti per Frescobaldi-

È stato annunciato pochi minuti fa il vincitore del primo concorso “Artisti per Frescobaldi”, organizzato dall’omonima azienda vinicola produttrice del celebre Brunello di Montalcino. Selezionati da Ludovico Pratesi e dalla direttrice artistica del Premio, Tiziana Frescobaldi, i tre artisti Rä di Martino, Giovanni Ozzola ed Elisa Sighicelli, sono stati invitati a realizzare un’opera fotografica ispirata alla tenuta di CastelGiocondo a Montalcino. A Palazzo delle Stelline di Milano, a spuntarla stamattina è stata proprio Elisa Sighicelli, che con Senza titolo (una botte di ferro), ha ritrovato una luce nel buio dell’oscurità di una botte, utilizzata come una sorta di camera oscura dove le geometrie si riconoscono ma non si conoscono, inscenando uno scatto che appare simile ad un dipinto su tela, particolarmente pittorico. L’opera è stata selezionata da una giuria  composta da alcuni direttori dei più importanti musei italiani: Marina Pugliese, Museo del Novecento di Milano, Angela Tecce Castel Sant’Elmo di Napoli, Franziska Nori, della Strozzina di Firenze e presieduta dal Direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, e sarà in mostra insieme alle proposte degli altri due colleghi fino al prossimo 3 febbraio alla Fondazione delle Stelline. Soddisfatta Tiziana Frescobaldi, che ha parlato di «Tre opere emozionanti, di altissima qualità, che offrono una interpretazione del tutto nuova della tenuta di Castelgiocondo: l’opera di Ozzola è dominata dalla visione introspettiva, dall’influenza astrale e dal rapporto fra cielo e terra; il lavoro di Elisa Sighicelli mi colpisce per il contrasto fra la luce e la materia resa impalpabile; l’opera di Rä di Martino mi offre un’ immagine surreale e quasi onirica del paesaggio», mentre Pratesi ha ricordato che «ognuno ha sviluppato la committenza secondo modalità differenti ma attraverso il comune linguaggio della fotografia, intesa non in senso descrittivo ma interpretativo e concettuale». 

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