05 maggio 2011

Conferenza per il Padiglione Italia “L’Arte non é Cosa Nostra”. Espressioni della creatività degli astanti.

 

di

Vittorio Sgarbi

In un excursus di polemiche in perfetto stile sgarbiano si sono avvicendate questa mattina ai microfoni della sala dell’ex stenditoio nel complesso del San Michele i personaggi sui quali verte la realizzazione dell’attesissimo Padiglione Italia nell’ormai imminente 54a edizione della Biennale d’Arte a Venezia. A fare gli onori di casa per la presentazione del Padiglione Italia dal titolo “L’Arte non è Cosa Nostra”, dimostrando una quiete premonitrice di incombenti controversie Antonia Pasqua Recchia (Direttore Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l’Architettura e l’Arte Contemporanee per il MiBAC) la quale definisce quello di Sgarbi come un “pirotecnico progetto curatoriale”; afferma che il MiBAC ha raccolto oltre un milione di euro destinati al progetto Padiglione Italia, merito del neo-ministro Giancarlo Galan; si sofferma con bonarietà sul fronte degli attacchi che tanto ha caratterizzato questo clima pre-Biennale, conferendogli un’aurea di prestigio che non avrebbe avuto senza l’attenzione pubblica richiamata. Trattasi di strategia mediatica?

 “Le polemiche riguardo l’operato di Sgarbi sono sorte poiché lui vede al di là. Sgarbi ha compiuto un intervento salvifico” , questo secondo le parole di Emmanuele Emanuele (Presidente Fondazione Roma) il quale, nelle vesti di Presidente della Commissione Scientifica degli Intellettuali, inneggia all’avvenuta sinergia tra pubblico e privato, la quale dovrebbe caratterizzare in maniera più spiccata un’Italia migliore. Emanuele compie un incalzante parallelismo storico citando un episodio legato alla breccia di Porta Pia: “Quando i cannoni piemontesi erano a Porta Pia nel Vaticano, 1200 artisti continuavano a lavorare, rifuggendo il momento di crisi contingente”. La parola a Giovanni Accolla (Consigliere Culturale del Ministro degli Affari Esteri), il quale sottolinea come l’iniziativa degli eventi in seno agli Istituti Italiani di Cultura all’estero sia il fiore all’occhiello tra le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. 
Il discorso di Vittorio Sgarbi dura oltre un’ora. 
Il curatore compie un’opera di esegesi dell’arte contemporanea confiscandone l’egemonia alla critica di nicchia. La sua curatela prevede l’affiancamento a 200 intellettuali ai quali ha chiesto di nominare altrettanti 200 artisti da esporre in fiera. Tutti d’avangiuardia, tutti contemporanei. Unico morto presente alla Biennale? Leonardo Cremonini, segnalato da Marc Fumaroli. 
Sgarbi parla di una totale assenza di finanziamenti, afferma di aver stanziato danari di propria tasca. Alcuni giornalisti insorgono a questa sua affermazione, ritenuta mistificatrice.
E scatta la polemica, immancabile protagonista intorno al critico ferrarese. 
Seduto in platea, un noto curatore urla: “Buffone”. La Pasqua Recchia riprenderà la parola a fine conferenza sottolineando il fatto che il denaro pubblico stanziato, corrispondente alla cifra di un milione di euro,andrà a coprire inoltre l’emolumento di Sgarbi, e aggiunge difendendo il curatore – “ma questo Sgarbi non lo sa”- la quale cifra coinciderà con gli standard del caso. 
Nonostante tutto, sulla scia della sua affermazione per la qual tutta l’arte è contemporanea, Sgarbi si rifiuta di sottostare agli stereotipi della presentazione da curatore, paludata e cerimoniosa. 
Ci parla in anteprima della presenza in Biennale di un’opera inedita di Piero della Francesca che lui stesso ha appena trovato. Accusa la vanità di Bice Curiger e lotta contro la depauperazione dall’Accademia del Trafugamento del corpo di San Marco di Tintoretto per esporlo, qualche metro più in là, ai giardini dell’Arsenale. A suo dire sta al buon senso della Sovrintendenza di Venezia di far rispettare il rapporto tra spazio e opere. In questo pre-Biennale di scazzottamenti, Emanuele ramifica ogni sentimento di attrito o di ammirazione che sia con la seguente asserzione: “Sgarbi è un genio visionario, è lui il vero protagonista della Biennale, forse bisognava mettere lui nel padiglione Italia e finirla lì”.
a cura di eleonora galasso


[exibart]

2 Commenti

  1. A mio parere ne nascerà una mostra significativa per l’arte e per il periodo storico che stanno attraversando l’italia e il mondo. Forse servirà per psicanalizzare; come Fantozzi ha psicanalizzato un ‘intera generazione e ha contribuito a superare alcune deficienze reali. Si tratterà del progetto di Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli esorbitato ed estremizzato a dismisura: e quindi forse sarà più efficace di quello. Ovviamente siamo all’estremo sbagliato, ma meglio così che una via di mezzo incerta. Naturalmente sarebbe meglio lavorare sull’estremo opposto, ma evidentemente il “miglior” sistema italiano non ha saputo creare collegamenti efficaci con il pubblico e , di conseguenza, con il sistema politico, negli ultimi 15-20 anni. Come Berlusconi a inizio anni 90, Sgarbi va ad occupare un Vuoto.

  2. Sono d’accordo.Non siamo capaci di fare sistema,siamo maestri del lamento e per di più scegliamo lo psicanalista sbagliato.

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