21 gennaio 2016

Da Fondo di sostegno a Fondo di sviluppo. Ecco cosa cambia nel contributo dello Stato per il teatro e danza

 

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Non più un piano di sostegno, ma una serie di fondi che permettano le sviluppo del teatro e danza, e spettacolo dal vivo, in Italia. Lo si è deciso ieri, al termine della consultazione tra Direzione Generale Spettacolo, Mibact e Conferenza Unificata. Cosa cambia? Che si semplificherà la procedura tra domanda e offerta, con una serie di introduzioni rimarcate da Onofrio Cutaia, Direttore Generale per lo Spettacolo: «Vi è l’ampliamento della possibilità di ricorrere alle coproduzioni, aumentando il numero dei soggetti che vi possono partecipare ed estendendo la platea dei soggetti con i quali si può co-produrre; l’attenzione maggiore al riconoscimento dei processi di internazionalizzazione e alla specificità dei teatri di minoranza linguistica; l’estensione anche alle annualità 2016 e 2017 della salvaguardia economica per i soggetti ammessi al contributo ai quali si assicura non meno del 70 per cento del contributo assegnato nel 2014; il collegamento dell’erogazione dei saldi all’effettivo pagamento dei costi di progetto entro il 30 settembre 2016».
Per evitare alle istituzioni di strozzarsi, insomma, e di poter pensare anche al proprio futuro. E infatti: «Tutte le modifiche tecniche riflettono una visione nuova basata sul passaggio da un Fondo di sostegno ad un Fondo di sviluppo. Intendiamo favorire la capacità dei portatori di interesse di cooperare e di saper integrare visioni, strategie, programmi e progetti», ha ribadito Cutaia.
Un particolare riconoscimento è stato attribuito, con apposito decreto, al Piccolo Teatro di Milano, già riconosciuto Teatro d’Europa, che viene allineato alle modalità di finanziamento di altre analoghe istituzioni nazionali come la Biennale di Venezia e l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Nuovi presupposti, sperando in una nuova stabilità.

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