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Stati Uniti, destino incerto, difficoltà nel comprendere le ragioni “protezioniste” di Trump. E così la lotta, la lotta aperta al nuovo “padre-padrone” d’America e ai suoi antiquati precetti d’ordine, allo spauracchio dell’Islam cattivo, non si ferma. E stavolta trova voce in una nuova petizione del mondo dell’arte, firmata tra gli altri da – tra moltissimi altri – Barbara Kruger, il MOCA di Los Angeles, Danh Vo, Joan Jonas, Marian Goodman, Adrián Villar Rojas, Nancy Spector, Chantal Crousel, Lawrence Weiner, Massimiliano Gioni, Walid Raad, Beatrix Ruf, Liam Gillick, Caroline Bourgeois, Carol Bove, Rob Pruitt, Daniel Birnbaum, Pierre Huyghe, Brent Sikkema, Catherine Opie, Seth Price, Tacita Dean, Mark Dion, Kara Walker.
Che si rivendica? Ancora una volta l’uguaglianza, e la necessità di una “trans-culturalità”, che varchi i confini.
“Noi sottoscritti, impegnati nel campo dell’arte contemporanea, chiediamo il ribaltamento immediato e totale dell’ordine esecutivo firmato dal 45esimo Presidente degli Stati Uniti il 27 gennaio 2017, che vieta l’ingresso a tutti i cittadini non statunitensi da Iran, Iraq, Libia , Somalia, Sudan, Siria e Yemen. Oltre alla crisi umanitaria aggravata da queste misure discriminatorie, i nostri colleghi sono profilati in base alla razza e-o religione. Qualora i nostri colleghi dovessero lasciare gli Stati Uniti, per qualsiasi motivo, non devono temere di vedersi negato il ritorno negato; né devono vedere annullate mostre o ricerche perché non possono entrare in questo Paese. Il settore è basato sulla collaborazione internazionale e lo scambio interculturale, e queste collaborazioni transfrontaliere e cross-culturali sono a beneficio del pubblico in generale; il divieto riguarda tutti noi”.