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Cos’hanno in comune Sarenco, Diego Strazzer e Giuseppe Morra? Portflux, ovvero, una raccolta di 14 opere grafiche, nata dalla loro amicizia e dalla loro collaborazione, oltre che dai rapporti intercorsi negli anni Ottanta con alcuni esponenti del movimento artistico – o non-movimento come amò autodefinirsi – del Fluxus, ci ha spiegato Loredana Troise, la curatrice della mostra negli spazi dell’Archivio Mario Franco, da Casa Morra. L’esposizione si inserisce nell’ambito della rassegna “Vietato Vietare 1968/2018”, proiezioni, incontri, mostre a cinquant’anni dal 1968, a cura di Mario Franco.
Più aperto e internazionale di qualunque altra avanguardia o neoavanguardia, dal Dadaismo al Costruttivismo, e con molte donne fra i partecipanti, Fluxus negava qualsiasi distinzione tra arte e vita, credendo che il flusso della routine, del banale e delle azioni quotidiane dovesse essere considerato un evento artistico. Con le sue diverse attività, tra performance musicali, pièce teatrali e pubblicazioni della grafica innovativa, Fluxus diede origine a molti degli elementi dell’Arte Concettuale.
Ecco allora Fluxus Music to open and close, opera di Ben Vautier, performance artist francese ma napoletano di nascita, che fece sua l’esperienza del maestro Marcel Duchamp. La chiave di una porta, che pende dall’opera, tradisce l’influenza dadaista e la firma ben leggibile in bianco, che contrasta con il fondo nero, è la chiara affermazione dell’ego dell’artista. In un’altra opera, George Brecht, artista, scrittore e compositore statunitense, tra i maggiori esponenti Fluxus, gioca con la performatività grafica del pennarello e con la trasparenza di una carta copiativa sulla quale i nomi e le sagome dei colleghi George Maciunas, Dick Higgins, Ay-O e altri, sono esaltati in nero. E ancora, una ricca antologia di filmati che va dalla body art di Yves Klein alla prima videoarte di Charlotte Moorman, Nam June Paik e Allen Ginsberg, fino al concerto sull’olocausto di John Cage e alla coppia Yoko Ono/John Lennon, oltre alle performance di Joseph Beuys, Günther Brus e Vito Acconci. (Danilo Russo)