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Il tam tam mediatico e di opinione pubblica impazza da giorni, e del resto è proprio questa la principale “ragion d’essere” dell’operazione. Quale operazione? L’esposizione a Firenze, nello studiolo di Francesco I a Palazzo Vecchio, di For the love of God, il famoso teschio incrostato di diamanti di Damien Hirst. Tutto normale, quindi, niente di notevole nel fatto che tutti dicano la loro a favore (pochi) o contro (quasi tutti).
Ma ora la schermaglia diventa polemica, e “sale” di livello fino ai piani alti della politica fiorentina (dove probabilmente fino a un mese fa nessuno sapeva neanche chi fosse Hirst). A tre giorni dall’apertura della mostra, è il Pdl a puntare il dito sulla società Artemisia, organizzatrice dell’evento: “è controllata al 99% da società fiduciarie che non dicono chi è il proprietario”, riportano le pagine fiorentine de La Repubblica, che preannunciano che il Pdl sarà quindi dal prefetto Paolo Padoin in nome di “una battaglia di legalità”.
Ed il centrodestra arriva a chiedere le dimissioni dell’assessore alla cultura Giuliano Da Empoli: subito difeso dal sindaco Renzi, che invita il Pdl a non avventurarsi sul campo minato delle società fiduciarie. “Il Comune non spenderà un centesimo”, ribatte il primo cittadino: chi spenderà saranno infatti i visitatori, visto che il biglietto per Palazzo Vecchio (e per lo studiolo) – informa ancora Repubblica – lieviterà da 6 a 10 euro. E Artemisia si prenderà 3,76 euro del surplus…
[exibart]