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Ma cosa è successo? Il Ponte, realizzato a undici anni dall’approvazione del progetto, costa troppo, veramente troppo, rispetto a quanto era stato preventivato: 11,2 milioni di euro, invece dei 3,467 del budget iniziale. Non solo i tempi lunghi del cantiere, cosa normale specie in Italia, ma soprattutto i costanti monitoraggi e i continui interventi non di ordinaria manutenzione hanno fatto lievitare i costi. Anche perché la splendida arcata spinge sulle fondamenta, complicando le cose. E la Procura non ne vuole sapere del “pregio artistico”, individuando anzi il bel progetto come la fonte prima delle spese in più di cui qualcuno a questo punto deve rendere conto. Oltre Calatrava, sono stati chiamati in causa anche i sei responsabili del cantiere che si sono succeduti negi undici anni.
Al di là di come finirà la faccenda, riemerge per l’ennesima volta l’opposizione che spesso l’architettura contemporanea incontra dalle nostre parti. Celebrata, se diventa volano economico, vedi il MAXXI da Zaha Hadid a Roma, o vituperata perché va a urtare in un contesto non ideoneo quale, per molti e fin dall’inizio, è stato il ponte di Calatrava a Venezia.
un bel ponte semplice in legno no eh?
il ponte in legno c’è già, quello dell’Accademia. E la sua manutenzione costa non poco, visto che ogni tanto bisogna rifarlo di sana pianta. I costi salgono non per l’architettura, ma per i motivi per cui ovunque, in Italia, gli appalti lievitano senza fine. Questo va cambiato, ma non prendendosela con le architetture, bensì con chi di dovere!
L’accanimento contro il contemporaneo nelle città d’arte spiega purtroppo molte cose, non solo in fatto di gusti estetici. L’educazione estetica è anche un fatto politico.
Venezia non si merita tanta cecità: la Venezia in cui Peggy Guggenheim ha portato l’up to date del suo contemporaneo, in cui Prada ha aperto oggi una sede per la sua Fondazione, in cui Tadao Ando ha costruito una meraviglia alla Punta della Dogana… o vogliamo che Venezia significhi solo gondole e mandolini, o solo gotico e Tiziano, il che è lo stesso? Tiziano, Tintoretto & Co hanno stupito e scandalizzato, ai loro tempi. Perché oggi bisogna solo rassicurare? Il Maxxi ha avuto successo anche perché offre una visione dell’arte contemporanea fluida, instabile, mobile e destabilizzante. Un po’ come Calatrava voleva il suo ponte trasparente sospeso nel vuoto.
Il ponte è molto bello e si inserisce esteticamente, a mio parere, con equilibrio e delicatezza fra le architetture di una città magica!
non posso entrare in merito alle accuse inoltrate su come è stata inserita la struttura o sulle spese lievitate perchè non conosco le vicende… vorrei che si riflettesse e che si affrontassero i progetti di opere di così forte impatto ambientale con umiltà e onestà… forse dovevano essere fatti studi balistici più accurati, forse riflettendo e rispettando il passato si dovevano usare materiali, come il legno, che la storia dell’isola ci insegna essere basilare per la costruzione di una città fondata su “equilibri” strutturali molto delicati.
Qualche decennio fa senza alcun dubbio.
E vogliamo parlare dei gradini con alzate in vetro in cui si scivola e dimensionamento da rachitici?
E poi anche della responsabilità politica di Cacciari che voleva, da finto progressista e salottiero quale è, far costruire il ponte a tutti i costi?
Eddai, l’idea era buona, ma il progetto mediocre