11 dicembre 2016

Il futuro della videoarte? Tra HBO e Netflix. E intanto l’artista inglese Shezad Dawood annuncia il suo film in dieci parti, appunto

 

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Gli episodi saranno in streaming in varie sedi internazionali, ed editi come un lungometraggio solo nel prossimo 2020. Si intitolerà Leviatano, ed è il progetto che l’artista inglese Shezad Dawood lancerà a Venezia nel mese di maggio, durante la Biennale, in una sede che ancora non è stata comunicata, ma che mostrerà le prime parti al pubblico. 
La narrazione si concentra su temi quali la migrazione, la conservazione della salute marina e psicologica; Leviathan ambienta la storia in un futuro immaginario, in cui gli abitanti sono i sopravvissuti di un cataclisma solare. Il film comprenderà filmati, clip di notizie e documentari, scene girate al Museo di Storia Naturale di Londra e su un’abbandonata isola della laguna veneziana. L’idea è quella di giocare con il linguaggio della HBO o di Netflix, e gli episodi della fiction saranno via via pubblicati su un sito web dedicato al progetto, in parallelo con le varie mostre. L’artista prevede anche di lanciare un archivio web in primavera che includerà dipinti e sculture legati all’iniziativa, insieme a resoconti fantasy scritti sulla base del progetto, come in un nuovo romanzo a puntate. Finanziato da? Outset contemporary art fund, galleria Timothy Taylor gallery, mentre l’Istituto di Scienze Marine di Venezia e i tessili Fortuny sono rispettivamente “research” e “artistic” partner.

Nelle foto: Shezad Dawood, Leviathan production stills (2016) Image: courtesy of the artist and Season Two Ltd

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