01 ottobre 2018

Il Macro Asilo è aperto. Cronistoria imparziale di una giornata, con “incidente” annesso e in attesa di giudizio

 

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L’attesa è finita. Ieri alle 16 ha aperto i battenti il nuovo Macro Asilo, progetto sperimentale targato Giorgio De Finis. Come era prevedibile, una grande quantità di persone ha affollato l’ingresso, cariche di perplessità, speranze e aspettative, le stesse che si sono sedimentate nei quasi dieci mesi di attesa/progettazione. Dopo tante discussioni tra favorevoli e contrari, ha avuto inizio il nuovo corso del museo romano, all’insegna della democratizzazione dell’arte e della partecipazione diffusa. Ambienti, sale polifunzionali e atelier sono le tre formule scelte dal nuovo curatore per dare forma al suo esperimento museale, che non poco deve al format del Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, massima invenzione di De Finis e suo autentico trampolino di lancio. “La programmazione – precisano dalla Direzione – non prevedrà un tradizionale calendario di mostre, ma un palinsesto quotidiano di eventi, incontri, laboratori, installazioni, performances e più in generale ospiterà ogni altra forma e pratica che gli artisti, lavorando nel Museo, svilupperanno e sapranno quindi proporre ai visitatori”.

Numerosi gli eventi in programma, molti dei quali firmati da artisti che hanno già lavorato con De Finis al MAAM. Tanti gli artisti, gli intellettuali e gli spazi indipendenti invitati a collaborare, almeno fino al 31 dicembre 2019, presunto termine della sperimentazione. Un’apertura all’insegna della multidisciplinarietà, tra arti visive, letteratura, filosofia, danza, teatro e musica. La festa parte dal riassetto degli spazi, pensato da Carmelo Baglivo, che ambisce a rispondere all’intento di maggiore partecipazione e condivisione. Una volta entrati si ha subito la sensazione di essere in un luogo immersivo e totalizzante, ma come spesso avviene in questo tipo di spazi non tutti sanno di preciso dove andare e cosa fare. Viene consegnato il programma del mese di ottobre. Tra le prime pagine un invito: “Tutti gli artisti che desiderano collaborare a Macro Asilo sono invitati a presentarsi all’appello, la prima automappatura del mondo dell’arte della capitale”.

Superato il foyer con l’installazione vivente di Mario Cuppone e la performance Panorama Roma, si giunge nel nuovo Auditorium, vero cuore pulsante del museo. La festa parte da qui, qualche minuto dopo le 17, quando Giorgio De Finis e Michelangelo Pistoletto, vero padrino d’onore, danno il via al loro incontro dal titolo “La responsabilità dell’artista”. Un tema difficile che tuttavia non si ha difficoltà a virare sul dogma della partecipazione, nuova anima concettuale del rinnovato Museo. La scelta di Pistoletto d’altronde non è casuale. Il Terzo Paradiso e il Tavolo dei tavoli sono lavori che invitano alla creazione, alla collaborazione e all’inclusione, funzionali dunque alla nuova immagine del Macro, Museo accogliente e organismo costantemente in fieri. Seguono nelle tre ore successive, a ritmi ben scanditi, concerti, installazioni sonore, proiezioni video (The guardians di Adrian Paci), e naturalmente ambienti ed atelier. I primi, per tutto il mese di ottobre, saranno occupati da Piero Mottola, che propone Voices, un’indagine sulle potenzialità evocative e musicali della voce umana, e Ria Lussi, che con #iosonohgiordanobruno mette in atto un gesto di autoaffermazione e di contestazione. I quattro atelier, invece, nella prima settimana, a partire da domani, ospiteranno gli interventi di Pietro Ruffo, Gianfranco Notargiacomo, Tommaso Cascella e Danilo Bucchi. Quest’ultimo, proprio nel corso della serata inaugurale, è stato, suo malgrado, oggetto di una spiacevole circostanza. Invitato dalla direzione a portare il materiale di studio il giorno prima, ne ha subito le amare conseguenze. Una disformata visitatrice ha pensato che tela e colori fossero lì per essere utilizzati. Un avvenimento che pone molteplici quesiti (cosa ha indotto la visitatrice a credere che potesse utilizzare il materiale? Dov’era il personale di sorveglianza? Perché nessuno ha provveduto ad informare i visitatori su ciò che era e non era consentito fare?) e al contempo apre ad una considerazione: la festa, la partecipazione, la condivisione non devono far perdere di vista gli scopi prioritari di un museo, quello di educare ad una corretta fruizione oltre che tutelare e valorizzare struttura e patrimonio.
Inconveniente a parte, la programmazione del Macro è partita e appare fitta e diversificata, tutta da vivere. Per alcuni è una rivoluzione per altri un tradimento. I giudizi tuttavia, per il momento, li lasciamo a margine in attesa che siano i numeri e il gradimento del pubblico a dare ragione o torto all’operato di De Finis. L’augurio è che l’esperimento funzioni, nell’interesse del Macro e di Roma, che da troppo tempo attende la rinascita del suo museo.a. (Carmelo Cipriani)

1 commento

  1. Si vedrà il prosieguo. L’inizio è promettente con qualche interrogativo insoluto. Gli artisti che desiderano partecipare, sono invitati a proporre per mail la loro aurocandidatura e automapparsi dal 30 settembre al 6 ottobre. A chi ? Come ? Quale mail? Non è dato sapere. O non sono stata in grado di scoprirlo. Quindi ?

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