31 maggio 2019

Il Padiglione Lituania a Venezia naviga in cattive acque. Costi troppo alti delle performance

 

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Travolta da un inaspettato successo, la spiaggia dorata del Padiglione della Lituania adesso deve fare i conti con la bassa marea economica. Secondo quanto riportato dal New York Times, le artiste Rugilė Barzdžiukaitė, Vaiva Grainytė e Lina Lapelytė, con la curatrice Lucia Pietroiusti, stanno tentando il tutto per tutto, per far fronte alla scarsa disponibilità di fondi, insufficienti per sostenere i costi delle performance che dovrebbero animare ogni giorno l’installazione vincitrice del Leone d’Oro alla 58ma Biennale di Venezia. Anzi, è stata proprio l’enorme popolarità dovuta al premio che, in un certo senso, ha messo nei guai le artiste. 
Il padiglione, che si trova nei pressi dell’Arsenale, ha trasformato una banchina di proprietà della Marina Militare, aperta al pubblico per la prima volta, in Sun & Sea (Marina), una spiaggia attraversata da performer in costume – nel senso di mare –, impegnati a leggere, prendere il “sole”, fare castelli di sabbia e, soprattutto, cantare. Poetico e conciliante ma, al contempo, voyeuristico e aspramente critico verso i modi del consumismo, il progetto è piaciuto veramente a tutti, ha riscosso ottime critiche, vinto il premio più ambito e, con ogni probabilità, è stato il contenuto più fotografato e virale della Biennale d’Arte di Venezia, almeno da quando esiste il concetto di Social Network. 
E così, le file per l’entrata sono durate prima ore, poi giorni, poi settimane, rendendo necessaria la presenza dei performer tutti i giorni, a orario continuato ma i costi di produzioni per un’opera del genere sono insostenibili e la spiaggia, in diverse occasioni, è rimasta vuota, non agita. Malinconico? Forse ma, secondo Pietroiusti, soprattutto «Una dichiarazione forte che la performance art ha bisogno di cura e supporto che non sempre ottiene». Nei giorni dell’apertura, il cast, principalmente composto da cantanti e performer lituani, si è esibito in loop ma, passata la sbornia della vernice, sono state coinvolte persone del luogo e le esibizioni sono state limitate al sabato. Eppure, le aspirazioni rimangono molto alte, «Anche adesso continuiamo a pensare che sarebbe bello mostrarlo al Guggenheim. È lo spazio perfetto», ha aggiunto Barzdžiukaitė. Le tre artiste, infatti, ebbero l’idea vincente nel 2014, salendo proprio la famosa rampa a spirale del Guggenheim Museum di New York e immaginando un punto di vista insolito su un paesaggio brulicante di azioni, gesti, colori. 
La campagna di crowdfunding, che propone un caffè per un minuto di performance, ha raccolto più di 41mila dollari, mentre sul sito è disponibile un form per candidarsi a prendere parte all’azione e stendersi sulla spiaggia. Orario fisso per le performance, fino al 26 ottobre, dalle 10 alle 18, ogni sabato.

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