01 aprile 2019

Il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci non si trova più. E non è un pesce d’aprile

 

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Il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci, venduto alla cifra record di 450 milioni di dollari in occasione di un’asta di Christie’s New York nel 2017 e conservato al Louvre di Abu Dhabi, è scomparso. E sembra che non si tratti di uno scherzo a tema con il primo aprile. In tutti questi mesi, l’opera non è stata esposta pubblicamente e il museo arabo non ha mai fornito una spiegazione su questo ritardo, limitandosi a pochi e stringati comunicati diffusi attraverso i suo canali dei Social Network. Ma questa volta, secondo quanto riporta il New York Times, qualcosa sembra essere trapelato e le voci, provenienti da fonti interne, non sono per niente tranquillizzanti: nemmeno lo staff conosce l’esatta ubicazione del dipinto. Per il momento si tratta solo di indiscrezioni non confermate e il motivo per il quale gli impiegati del museo sono all’oscuro della localizzazione dell’opera potrebbe anche essere legato a fattori di sicurezza. 
Qualche settimana fa, Manuel Rabaté, il direttore del Louvre di Abu Dhabi, aveva scaricato la responsabilità, specificando che il Salvator Mundi non appartiene al museo e la decisione di esporlo può essere presa solo dal Dipartimento della Cultura e del turismo di Abu Dhabi, istituzione alla quale l’opera era stata ceduta da Badr bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al-Saud, compratore dell’opera – ma con ogni probabilità solo un intermediario – e ministro della cultura dell’Arabia Saudita, oltre che parente del principe ereditario saudita, Mohammad bin Salman Al-Saud, che dovrebbe essere il vero proprietario. Bisogna notare, però, che l’atto attraverso il quale è avvenuto questo passaggio non è mai stato reso noto ufficialmente e, tra le ipotesi della scomparsa dell’opera, si può annoverare anche un improvviso cambiamento di idea. Ma la tesi di un colpo di testa sembra essere poco plausibile, contando gli ottimi rapporti tra gli Emirati e l’Arabia Saudita. 
In effetti, nessuno dei passaggi della vicenda è chiaro, a partire dall’attribuzione. Fino ai primi anni 2000, si credeva che il Salvator Mundi fosse stato realizzato da Giovanni Boltraffio e la paternità di Leonardo Da Vinci è tuttora oggetto di contestazioni, rinfocolate dalla valutazione stratosferica. Martin Kemp, storico dell’arte di Oxford che ha studiato il dipinto, lo ha descritto come una sorta di versione religiosa della Monna Lisa e la «più forte affermazione di Leonardo sull’elusività del divino». Talmente sfuggente da essersi dileguato. Potrebbe essere questa incertezza la causa della mancata esposizione e della estrema riservatezza sulla collocazione? Eppure il direttore del Louvre di Parigi, Jean-Luc Martinez, ha più volte espresso il sogno di vedere accostati la Monna Lisa e il Salvator Mundi ma evasive sono state le sue risposte alle domande sulla concreta possibilità di esporre le due opere, in occasione della grande mostra per il cinquecentenario del Genio vinciano ospitata a Parigi. Ma nemmeno in Francia hanno informazioni più precise sulla collocazione.

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