13 maggio 2019

Improvvisazioni, incendi e sonorità, tra Fluxus e Jazz. Peter Brotzman alle Scalze di Napoli

 

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Conclusa la terza edizione del Festival La Digestion, a portare la “musica ascoltata raramente” in una Napoli sempre più attiva nell’ambito della sperimentazione sonora, è l’associazione Non solo nuoce, dei musicisti Antonio Raia e Renato Fiorito, con il concerto del sassofonista Peter Brötzman, svoltosi nella Chiesa di San Giuseppe delle Scalze. 
Ben prima che il concerto iniziasse, un discreto numero di persone aveva già affollato il piazzale antistante la Chiesa. Dopo la canonica mezz’ora di ritardo dall’orario annunciato, il pubblico si è accomodato su tutte le sedie disponibili, disposte a cerchio e in cui al centro hanno preso posto Chiara Mallozzi e Davide Viola, il duo violoncellistico cui è stata data la responsabilità di tenere caldo il pubblico prima dell’arrivo di Brötzman. I due hanno mostrato, oltre a un sapiente controllo dello strumento e a una certa sensibilità sonora, un’attenta ricerca del studio del suono che si intendeva ottenere e una profonda relazione con l’altro esecutore e con lo spazio. Se, da un lato, ciò fa riflettere sulla condizione di improvvisazione concordata, dall’altro lato, è sempre più raro quanto apprezzabile che ci siano ancora occasioni in cui all’evento improvvisativo segua un preciso studio. 
Dopo un cambio di sedute, ridisposte in posizione frontale rispetto all’esecutore, finalmente l’ingresso di Brötzman, in un clima di grande attesa per il concerto del sassofonista tedesco, proveniente dal movimento di avanguardia Fluxus e tra i più influenti jazzisti sperimentali europei. Brötzman si è calato nella propria musica al punto da rimanere impassibile al divampare di un piccolo incendio scoppiato all’interno della chiesa e subito domato dagli organizzatori. La seconda parte del concerto è stata di registro del tutto diverso, in quanto il compositore e musicista ha puntato su sonorità malinconiche modulate attraverso i vibrato, mostrando ancora una volta la sua spiccata matrice jazzistica. 
Ad accomunare i due tempi della serata è stato il coinvolgimento dei rispettivi archivi musicali e delle proprie conoscenze, misurandosi con la sfida di comunicare un messaggio attraverso modalità di espressione consolidate e ancora funzionali. (Ambra Benvenuto

In alto: foto di Sabrina Cirillo

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