22 gennaio 2019

In mostra a Brindisi, la collezione d’arte contemporanea confiscata alla mafia

 

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Che l’arte abbia un valore sociale è un dato risaputo ma quando è sottratta alla criminalità si carica di significati aggiunti, capaci di influire concretamente sulla sfera collettiva oltre che su quella individuale. La mostra “Arte liberata dal sequestro al museo”, in corso a Brindisi fino al 15 febbraio, ne è la prova tangibile, raccontando un capitolo felice della storia italiana dell’ultimo decennio. 
Allestita nelle sale del cinquecentesco Palazzo Granafei-Nervegna, da un lato recupera al contenitore quel prestigio che aveva assunto all’inizio della sua storia espositiva, ai tempi della Collezione Mazzolini e delle retrospettive di Sironi e Manzù, dall’altro rappresenta l’esito di una vicenda di riconquista, in cui la collettività si riappropria di beni sottratti dal malaffare. Il titolo della mostra in tal senso è emblematico. Le opere esposte provengono tutte da un’unica collezione confiscata in Lombardia nel 2008 e assegnata nel 2018 al Segretariato regionale, organo periferico del Ministero per i beni e le attività culturali, nato in seguito alla “riforma Franceschini” e sostitutivo delle vecchie Direzioni Regionali. 
In esposizione, veri e propri capolavori, 69 in tutto, acquisiti nell’ambito di un’inchiesta per gravi reati finanziari durante la quale il Tribunale di Milano ha sequestrato la collezione in ottemperanza al Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione. Un’azione sinergica che, oltre al Tribunale e al Segretariato Regionale, ha coinvolto l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ente nato nel 2011 per gestire i patrimoni nati da illeciti), Open Care, società milanese specializzata in servizi per l’arte, e l’Università di Pavia, che ha condotto la perizia stabilendo autenticità e valore delle opere. L
a collezione, costituita tra la fine degli anni Ottanta e i Duemila acquistando le opere in note case d’asta europee o gallerie d’arte italiane e internazionali, è oggi restituita alla collettività come un bene unico, di notevole interesse culturale e di grande rilevanza sociale. Connotata da un assetto internazionale, la collezione, dopo l’esposizione in Palazzo Litta a Milano, ha intrapreso un percorso itinerante che da Brindisi la porterà a Roma e Napoli, fino alla GAMEC di Bergamo, dove rimarrà fino all’istituzione di un Padiglione dell’Arte Liberata, luogo espositivo e al tempo stesso centro studi dedicato al complesso e delicato tema del riutilizzo sociale dei beni culturali confiscati alla criminalità. 
Curata da Beatrice Bentivoglio-Ravasio, la mostra racchiude molteplici capolavori firmati da alcuni dei più significativi artisti del secondo Novecento: Andy Warhol, Victor Vasarely, Ettore Spalletti, Mark Tobey, Emilio Vedova, Giuseppe Penone, Giulio Paolini, George Mathieu, Arman, Sol Lewitt, Yang Pei-Ming, solo per citarne alcuni. Un efficace compendio della Storia dell’Arte degli ultimi cinquant’anni, dall’Informale alle neoavanguardie, fino alle ricerche postminimaliste e neoconcettuali dell’ultimo decennio. Nata come privilegio di un singolo la collezione è, oggi, onore e onere dell’intera collettività. (Carmelo Cipriani)

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