Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Può un archivio spostarsi? Cambiare forma e adattarsi agli spazi che attraversa? Sì, se la storia che racconta è viva, urgente, disponibile a lasciarsi ascoltare da pubblici distanti, da esperienze magari anche radicalmente diverse. E le voci che provengono da Il Pensiero che non diventa Azione avvelena l’Anima sono quanto mai attuali, perché provengono da una approfondita ricerca sul doloroso e lunghissimo strascico lasciato da quel dramma che, per l’Italia e non solo, è stata la mafia. Una indagine a ritroso tra le persone e i luoghi che Eva Frapiccini svolge dal 2014, tra documenti scritti e testimonianze orali, fotografie, appunti, note, oltre che tra suggestioni e intuizioni, tutti compresi in una struttura coerente e consultabile, perché si tratta di dare una forma, una estetica alla memoria. Ricordi drammatici, reperiti da persone, biblioteche e scuole, per i quali la rimozione è una tentazione tanto forte quanto mistificatrice.
«Mi interessa il funzionamento della memoria in generale, e uso la mia vita artistica e personale per capirlo, perché io stessa ho scarsa memoria, del mio vissuto, e del mondo. Ed è anche per questo che indago fatti e storie del passato, per colmare la distanza tra la mia vita e il mondo che mi circonda, nei suoi aspetti visibili o invisibili», ci diceva l’artista che, con questo suo progetto, ha vinto la prima edizione del bando Italian Council, nel 2017, promosso dalla DGAAP-Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane.
La prima esposizione al Tribunale di Palermo, nell’ambito di un progetto espositivo sul tema della legalità, a cura di Connecting Cultures, Isole e Caterina Niccolai e a cura di Anna Detheridge. E adesso una nuova tappa, all’ Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, dove l’archivio-installazione sarà consultabile fino al 22 novembre.