26 gennaio 2018

La memoria a Palazzo Ducale di Genova. Ultimi giorni per la decima edizione di Segrete

 

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«L’arte non si pone l’obiettivo di riprodurre il reale, né di ricostruire e di spiegare il passato: l’arte mira ad evocare, emozionare, suggestionare, turbare, alludere. L’opera d’arte se è veramente tale, sa scuotere profondamente», parole di Giacomo Ronzitti, presidente ILSREC-Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell′Età Contemporanea, che insieme alla Fondazione di Palazzo Ducale ha collaborato alla rassegna Segrete, Tracce di Memoria, arrivata alla sua X edizione e curata da Virginia Monteverde, nelle antiche carceri di Torre Grimaldina, a Palazzo Ducale di Genova, fino al 3 febbraio. 
Sono i lavori di sette artisti a far rivivere la memoria, non una semplice commemorazione, una elaborazione sul dramma, per trasformarlo in responsabilità civile nel presente. Farlo attraverso un percorso emozionale, tipico del linguaggio dell’arte, che nel caso di Segrete crea un percorso intimo in un luogo del dolore, in altri tempi e altre storie. In un labirinto di mura spesse, attraversato più dal buio che dalla luce, nelle celle di Torre Grimaldina, un percorso intimo, silenzioso, in quello che è stato, dove si respira la potenza della sofferenza. Ci pensano sette nomi internazionali del contemporaneo, da Paesi diversi e lontani, per ricostruire quella che la critica Viana Conti ha definito una riflessione estetico-socio-antropologica che lancia un forte messaggio etico. 
Ci pensa l’artista tedesco Andreas Blank a ribaltare la funzione celebrativa del monumento, per trasformarlo in un oggetto di uso quotidiano. Andrea Burger con la sua Global Player affronta la tematica di usi e abusi dell’industria tedesca con i suoi meccanismi produttivi; Jan Kuck si affida al potere di una scritta di neon blu che emerge dallo sfondo di plexiglas nero: Never Again. La veneziana Federica Marangoni ha creato Fear, una suggestiva installazione multimediale dove viene ricreata una Babele, perché la paura per l’artista è soprattutto mancanza di dialogo e di comunicazione. Giuseppe Negro ha deciso di ricreare Il Giardino dei Giusti, popolato da ambigui alberi in carbone. Silvano Repetto nel suo video Pensieri Indelebili ricostruisce l’esperienza del trauma, esattamente come lo ha vissuto una bambina. Daniele Sigalot nella sua opera Enough crea un countdown partendo dai secondi che si snodano per costruire mille anni, per ricordare che memoria e tempo sono variabili diverse. 
Piccole, grandi riflessioni sul vissuto della memoria che non finiscono con le opere di Torre Grimaldina ma si diffondono negli eventi in programma fino al 3 febbraio. Sempre nella torre, ma sul piano superiore, ecco Peace Project, il progetto dei giovani artisti a cura di Martina Campese. Poi la mostra fotografica “Rompere l’indifferenza”, di Roberto Menardo, con la collaborazione di Manuela Composti. Giovedì, 1 febbraio, alle 17.30, monologo teatrale Scalpiccii sotto i platani; sabato, 3 febbraio, Poesia e Memoria, alle 17.30, in collaborazione con il Festival di Poesia di Genova. (Bettina Bush

In home: Silvano Repetto, Pensieri indelebili, foto di Mihail Ivanov
In alto: Daniele Sigalot, Enough, foto di Mihail Ivanov

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