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Sta cercando di anticipare il più possibile uno degli uomini più ricchi del pianeta, e del mondo dell’arte. François Pinault smania per quello che sarà il suo nuovo avamposto parigino, alla vecchia Bourse de Commerce, e lo fa anche come filantropo contro la paura: «Di fronte a questa barbarie, l’unica reazione possibile è di andare avanti. Come ha detto André Malraux, “L’arte è il percorso più breve da uomo a uomo”. Questo è ciò che mi ha spinto ad accelerare il completamento del mio progetto a Parigi», ha spiegato al New York Times il magnate francese.
Aggiungendo una punta di egocentrismo: «Con la creazione del mio museo a Parigi non cercherò di imporre una traccia, ma per dare il mio contributo alla storia»: sono le opere d’arte che avranno sempre l’ultima parola.
E mentre la colleizione di Pinault è oggi in parte in mostra, per la prima volta, in Germania, il progetto parigino in teoria vedrà la luce nel 2018, con un contratto di locazione di 50 anni in relazione con il Comune di Parigi, 50 milioni di euro in restauri, e 3mila pezzi che verranno installati, comprendenti Cy Twombly, Damien Hirst, Cindy Sherman, Agnes Martin, Jeff Koons, Andy Warhol e Gerhard Richter. Vedremo se la corsa contro il tempo e per l’umanità sarà abbreviata!