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Da un lato ci sono loro: Joseph Beuys, George Brecht, Stanley Brouwn, John Cage, Giuseppe Chiari, Allan Kaprow, George Maciunas, Jonas Mekas, Claes Oldenburg, Yoko Ono, Nam June Paik, Dieter Roth, La Monte Young, solo per citarne alcuni; dall’altro i giovani in residenza alla Bevilacqua La Masa quest’anno.
In mostra? Gli allievi e i Maestri, ovvero come costruire un libro d’artista partendo dallo studio (grazie alla collaborazione della Fondazione Bonotto) dei “testi sacri” del Fluxus, una delle correnti più all’avanguardia e utopiche del Novecento. E così da oggi al 26 aprile “FluxBooks”, a cura di Angela Vettese e Stefano Coletto, racconterà le esperienze estetiche del secolo breve sperimentate attraverso le pagine, visto che il libro d’artista è stato un felice medium di sperimentazione (anche per il suo aspetto meno costoso rispetto ad altre forme) e Fluxus è stato campo privilegiato di questo racconto, anche con una serie di libri-oggetti che si presentano come enigmatici e assolutamente illeggibili se non come metafora strettamente connessa alla poetica sviluppata dall’autore del libro stesso, come nel caso di Maciunas.
Un appuntamento che arriva dopo una serie di soggiorni dei giovani artisti nella sede della Fondazione Bonotto, che hanno avuto modo di progettare e creare delle opere in dialogo/confronto con i libri Fluxus della collezione, studiati e scelti durante la prima fase del progetto. E così, tra Palazzetto Tito e Piazza San Marco potrete incontrare di nuovo quello spirito, nato tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Ottanta e che era un flusso aperto di persone e attitudini nell’atmosfera di cambiamenti etici radicali del Dopoguerra avanzato. E che chiaramente avrebbe aperto alle sperimentazioni, facendo largo ai giovani.
Foto sopra: Vostell – Dè-Coll/Age, 1966 : Book as memento
cover: Cage – Not Wanting to say anithing about Marcel, 1969