08 novembre 2018

Lo spirito dell’acciaio. Al Politecnico di Milano, le sculture estreme di Eduard Habicher

 

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La mostra personale di Eduard Habicher, “Fumo e acciaio su cartone e…altre sculture”, allestita negli spazi del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, a cura di Francesca Brambilla, rientra negli eventi di “Cultura Meccanica”, tramite cui l’istituzione si propone di veicolare messaggi culturali dal contenuto extra universitario. L’artista, per questa occasione, ha selezionato una serie di grandi collage ottenuti attraverso la stratificazione, passaggio dopo passaggio, del fumo sul supporto in cartone, in combinazione con elementi di acciaio inox, dando vita a composizioni di masse nere e compatte in contrapposizione a velature leggere, morbide e diafane, comunicando allo spettatore, attraverso questo gioco di chiaro-scuro e luce-ombra, l’idea di energia che si propaga nello spazio. 
Habicher, con il suo fare artistico, si confronta attivamente con le caratteristiche intrinseche dei materiali utilizzati: attraverso la continua sperimentazione – a volte quasi ingegneristica – porta all’estremo le capacità di sforzo che la componente fisica delle sue opere può sopportare, studiandone i limiti e le possibilità. Elementi di spicco nell’allestimento sono le rosse putrelle, le quali, attraverso composizioni armoniche e calibrate, diventano la sintesi di una delicata dicotomia tra un prodotto che si connota come fortemente ingegneristico e il suo utilizzo leggero e flessibile per definire disegni “aerei” nello spazio. Le piccole dimensioni delle putrelle, montate su delle aste in acciaio, ancorate direttamente alla parete, permettono di mettere in moto con gesti leggeri l’intera scultura che diventa simulacro di un vero e proprio pendolo, sprigionando quei concetti di lievità e duttilità che non ci si aspetta dall’elemento solitamente statico e rigido. 
Massima espressione del processo mentale e ideativo dell’artista, che trasforma la materia bruta in valori spirituali, è l’imponente e spettacolare scultura Architettura (2018), alta 6,50 metri e posta a mo’ di manifesto all’esterno dell’ingresso del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano. 
Dunque, la mostra, in un confronto che mette in dialogo arte e ingegneria meccanica, diventa il mezzo di espressione del linguaggio degli opposti di Eduard Habicher, ancora una volta proteso nell’impresa di afferrare l’inafferrabile, l’essenza, fino ad arrivare all’impalpabile. La mostra sarà visitabile fino al 20 novembre. (Angela Faravelli)
In home: Eduard Habicher Pendolino rilass, 2017
In alto: Eduard Habicher Movi-mento, 2016

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