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Il rapporto simmetrico tra la sottile linea delle sopracciglia e l’ombreggiatura sulle palpebre socchiuse, il movimento delle labbra che si estende nelle dure geometrie degli zigomi, «la donna è una creatura debole, facile alle lacrime». Medea pronuncia queste parole seguendo un sospiro, il ritmo della voce e i suoi gesti sono quelli di Maria Callas, divina come l’eroina di Euripide e Ovidio interpretata magistralmente nel film del 1969 di Pier Paolo Pasolini. Icona di eleganza e professionalità, sopravvissuta, da bambina, a 22 giorni di coma per un incidente stradale, diplomata in canto, pianoforte e lingue al Conservatorio di Atene, e poi Beatrice, Tosca, Isotta, Aida, Desdemona e, secondo alcune leggende, anche Otello, alternando soprano e tenore nel famoso duetto. E ancora il mito di Audrey Hepburn e l’incontro con Aristotele Onassis, la perdita di peso e le mille sfaccettature psicologiche. Di questi e altri aspetti della carriera e della vita della Callas, del contesto storico e artistico del suo periodo, ne parlerà Luca Aversano, il 26 luglio, dalle 21, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, in occasione dell’ultima apertura serale straordinaria del mese di luglio, nell’ambito del ciclo di incontri dedicato alle grandi figure femminili del ’900. Aversano è professore associato a Roma3, insegna storia della musica e del melodramma ed è autore, insieme a Jacopo Pellegrino, di “Mille e una Callas”, per Quodlibet.