18 agosto 2017

Obsolescenza riprogrammata. Alla Biennale di Odessa il progetto di David Goldenberg e Fabio Lattanzi Antinori

 

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Arte, informazioni, cibo, ovunque, ne generiamo una quantità enorme, consumando energie e risorse di ogni tipo, e su ciascuno di questi prodotti è impressa una data di scadenza, imposta dai ritmi dell’economia. Da questa considerazione prende le mosse “Delivering Obsolescence: Art Bank, Data Bank, Food Bank”, progetto di David Goldenberg e Fabio Lattanzi Antinori, a cura di Camilla Boemio, nell’ambito della Biennale d’arte Contemporanea di Odessa, che si terrà dal 26 agosto al 30 settembre, in vari luoghi della città affacciata sul Mar Nero e principale porto dell’Ucraina. 
La Biennale è stata istituita per impulso del Museum of Modern Art di Odessa, il primo museo di arte contemporanea nello Stato dell’Europa Orientale, fondato nel 2008 per preservare le opere realizzate negli ultimi anni del regime sovietico. Fin dalla sua prima edizione, la manifestazione ha incoraggiato una riflessione critica sui termini più avanzati del contemporaneo, evidentemente avvertiti da una prospettiva particolare in un Paese che, dal 1991, anno dell’indipendenza dall’URSS, sta vivendo un periodo di transizione verso la modernità. Questa ultima edizione, a cura di Mikhail Rashkovetsky e Semen Kantor, è dedicata alle teorie di Alvin Toffler che, insieme alla moglie Heidi, è considerato tra i pensatori più influenti nel passaggio al nuovo millennio, dalle acute interpretazioni della cultura e della tecnica dei mezzi di comunicazione alla geoinformatica. Tanti gli artisti presenti, la maggior parte dell’area est europea e selezionati in seguito a una open call, e molti anche i progetti collaterali, sviluppati da associazioni e gallerie d’arte ucraine. 
“Delivering Obsolescence” è la seconda tappa del progetto che Goldenberg già espose nel 2016, a Villa Caprile di Pesaro, e per questa occasione si arricchirà del contributo di Lattanzi Antinori. Negli spazi dell’Odessa Municipal Museum, sarà allestito un atlante composito, tra installazioni e proiezioni, che trasformerà i linguaggi dell’arte in un metodo di analisi della società contemporanea, ‹‹per esplorare la visione, l’interpretazione e il concetto della storia sia come singolare che come plurale, in un dialogo epifanico tra i codici interpretativi di due artisti, una innovativa prospettiva che si concentra sul modo in cui guardiamo le cose e su come le cose si mostrano, in una relazione basata sul dialogo››, ha spiegato Boemio. 

In home: David Goldenberg, dettagli installazione site-specific
In alto: Fabio Lattanzi Antinori, Belvedere, Algopoetry Video Installation, 2017, foto di Marc Doradzillo 

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