29 settembre 2017

OGR, nuovo inizio. Alle Officine di Torino comincia il Big Bang, da William Kentridge a Giorgio Moroder

 

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Al Big Bang serve il giusto spazio per espandere la propria energia. Probabilmente basteranno i 30.000 metri quadrati compresi in quel maestoso esempio di archeologia industriale di fine Ottocento che, oggi, ha aperto le porte al futuro. Il programma di attività delle OGR-Officine Grandi Riparazioni è stato appena presentato e non si sa dove puntare prima l’attenzione. La scelta è guardare la processione di William Kentridge, che torna a confrontarsi con la dimensione pubblica e ambientale dopo l’esperienza romana del 2016, oppure ascoltare le note di Giorgio Moroder, riprese dall’Heritage Orchestra condotta da Jules Buckley. O invece lasciarsi distrarre da un ambiente grandioso, nel quale risalta il grande lavoro di restauri muscolari ma non particolarmente sofisticati, e che rappresenta la metamorfosi di una città, da polo dell’industria pesante a centro di soft power e cultura. «Dopo mille giorni di cantiere siamo felici di accendere la prima scintilla del Big Bang OGR. Abbiamo deciso di conservare lo spirito originario delle Officine, simbolo del progresso tecnologico: un secolo fa si riparavano treni; oggi generiamo e rigeneriamo idee. Crescita, accelerazione ed evoluzione sono i cardini di questo polo di cultura contemporanea, dove nulla è statico, ma viaggia veloce verso il futuro sui binari dell’ingegno e dell’innovazione», ha dichiarato Massimo Lapucci, il segretario generale della Fondazione CRT e direttore generale delle OGR. 
Tre i progetti che suggellano questo nuovo inizio, tutti site specific. Si inizia dalla Corte Est, antistante l’ingresso, che fa da cornice all’installazione Procession of Reparationists, realizzata dall’artista sudafricano William Kentridge, un omaggio alle radici del luogo, con i gesti dei manutentori, degli operai e dei tecnici immortalati nelle sagome caratteristiche dell’artista sudafricano. Forse si poteva trovare una collocazione migliore, più filologica e meno didascalica ma questo genere di luoghi non si prestano a una semplice interpretazione. Quindi si procede con Track, opera commissionata all’artista venezuelano Arturo Herrera, che interpreta e suggerisce alcuni dei termini chiave delle OGR, dall’interconnessione alla fluidità. È lo stesso artista a raccontarci di come l’ispirazione per la sua opera, che sintetizza il rapporto tra la dimensione produttiva e quella artistica, sia scaturita dalla peculiarità del luogo, dalla presenza del tracciato dei binari. Infine, Tutto Infinito è il paesaggio futuristico realizzato da Patrick Tuttofuoco in collaborazione con i piccoli ospiti di CasaOz, un ambiente rivestito di terra rossa e animato da sculture totemiche che si abbracciano, ricordando il ritmo di corpi delle Pietà. 
Ma oltre all’arte, nel programma di Big Bang ci sarà posto anche per la musica, con i concerti di Giorgio Moroder ed Elisa, il 30 settembre, e il dj set dei Chemical Brothers, sabato, 14 ottobre. Tra i musicisti impegnati nel programma di inaugurazione, anche Samuel dei Subsonica, che si è detto particolarmente felice di questa nuova opportunità data a tutta la città che, in questo periodo, sente la necessità di trovare altri luoghi di ritrovo. «Questo 30 settembre sarà un giorno storico per Torino e non solo. Con la grande festa gratuita delle OGR, si accenderanno le luci di un nuovo, straordinario polo italiano della cultura, dell’arte, della creatività e dell’innovazione, nel cuore della città ma aperto al mondo. Un luogo capace di attrarre pubblici diversi, di essere realmente inclusivo, di porsi come un punto di incontro e confronto per i visitatori italiani e stranieri di tutte le età, a partire dai giovani, con l’obiettivo di creare una vera comunità», ha affermato Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione CRT e delle OGR. 
In questa commistione di linguaggi, tra arte e musica, il riferimento immediato è andato all’Hangar Bicocca, nome che, durante la presentazione, è serpeggiato nell’aria. In attesa di capire come sarà risolto tale equilibrio, torniamo a perderci in questo spazio. (Francesca Pasini)

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