15 maggio 2019

Pittura luminosa come musica. Opere di Martino Zanetti a Palazzo della Gran Guardia di Verona

 

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Martino Zanetti (1944), noto imprenditore veneziano dall’animo gentile, pittore, musicista, attore, eclettico dilettante in tutto, come preferisce definirsi, contro gli intellettualismi dell’arte, è un autentico e appassionato cultore del potenziale espressivo del colore, linguaggio delle emozioni per eccellenza. Zanetti esporrà a Verona, dal 29 giugno al 1 settembre, a Palazzo della Gran Guardia, un nuovo ciclo di grandi opere nell’ambito della personale “Midsummer Night Colours”, a cura di Donatella Bertelli
Zanetti iniziò a dipingere da bambino, negli anni ’50, a Burano, grazie alla zia Gina Roma, coltivando la passione per la pittura sotto l’egida di Virgilio Guidi e altri artisti veneti. Per l’autore, la pittura è segno, traccia, sensazione immediata, non filtrata dalla ragione. La sua pittura astratta rielabora in maniera originale la scuola del colorismo veneto, da Giorgione a Tintoretto e Tiepolo fino a Paolo Veronese, ispirandosi alle tonalità cromatiche naturali del paesaggio veneto, alla trasparenza luminosa della laguna, all’aria rigenerante delle colline intorno a Conegliano. Luce, intensità tonale e pennellata vibrante, densa e sintetica, insieme, configurano opere a tecnica mista di impatto emotivo. 
Zanetti nei sui grandi monocromi predilige smalti tenui, fluidi, trasparenti come l’acqua, freschi come l’aria, in cui le sfumature di azzurro, di rosa, verde, lilla, macchie di giallo intenso e polveri luccicanti dorate, colature di rosso e altri colori, danno vita a una pittura vibrante, ritmica, ispirata alla musica barocca e rococò. La sua pittura comprende il gesto, l’azione, mira al superamento dello spazio pittorico attraverso il colore che si espande anche sui lati della tela, tende all’invasione dello spazio coniugando l’astrazione con la lezione di Jackson Pollock
Le sue ampie configurazioni cromatiche, di luminosa e fresca intensità tonale, rasserenano e tendono all’armonia, con macchie e pennellate vibranti, simili a note musicali, inscindibili dall’azione, trasudanti di vitalità e traducenti ricordi, sensazioni ed esperienze vissute da Zanetti. Questo febbrile, curioso, eterno ragazzo dalla personalità poliedrica, scopritore di nuovi linguaggi in composizioni semplici e complesse al tempo stesso, come sistema di corrispondenze tra musica, suoni, profumi di fiori e colori di albe e tramonti, in cui la luce è la protagonista. (Jacqueline Ceresoli)
In alto: Martino Zanetti, Effet de Serre. Tecnica mista su tela di sacco di juta, montata su legno

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