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Soprannominata la “Strada dei martiri” Mohamed Mahmoud Street, fu lo scorso novembre scenario dei terribili scontri dei rivoluzionari egiziani del Cairo. Oggi è diventata una vera e propria meta di pellegrinaggio, un santuario non ufficiale per i rivoluzionari. Fino ad un anno fa infatti i muri di questa arteria erano coperti da murales in stile Banksy contro il governo egiziano, realizzati da artisti che sono stati loro stessi rivoluzionari e combattenti. Circa un mese fa però le autorità locali hanno fatto imbiancare le pareti, cancellando così la testimonianze e il ricordo di fatti ancora vivi nel cuore dell’Egitto. Ma i ribelli qui sono duri a morire, e gli artisti di strada egiziani sono ritornati lì, armati di vernice e pennelli. «È come se questo luogo fosse diventato la nostra casa» ha detto Ammar Abo Bakr, noto writer che è stato tra i primi a cercare di ripristinare i graffiti cancellati. «Abbiamo bisogno di comunicare a tutti che questo è il nostro posto, e che possiamo scrivere quello che vogliamo». Il risultato è così una galleria open air, e che sta diventando in questi giorni una vera e propria meta d’attrazione turistica. Molti dei graffiti rappresentano le vittime di quella rivoluzione, diventando così una sorta di tempio della memoria rivoluzionaria. «Le persone stanno visitando Mohamed Mahmoud come fosse un santuario, facendolo diventare un luogo più importante rispetto alle tombe reali delle vittime», ha dichiarato l’artista Ganzeer. Secondo Sherif Boraie, l’editore di un libro recentemente pubblicato sui graffiti in Egitto, la street art era considerata sino a qualche anno fa poco significativa, ma «La rivoluzione è iniziata e si è combattuta per la strada, e l’arte è stata una risposta costante e un racconto a cielo aperto sull’evoluzione degli eventi». Fino a qualche anno fa se gli artisti provavano a realizzare graffiti, non solo venivano arrestati dalla polizia, ma venivano attaccati anche dai cittadini stessi. Ora per fortuna qualcosa sta cambiando. Dopo la rivoluzione sociale, la realizzazione di una rivoluzione culturale. (Francesca Iani)