19 novembre 2016

Se la ragazza con il liuto potesse parlare. Al Museo di Capodimonte, arriva in prestito il capolavoro di Jan Vermeer

 

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Basta uno sguardo veloce per capire molte cose. Si notano subito il pallore dell’epidermide e i capelli slavati della donna, le sue mani che accordano il liuto, gli spartiti musicali sul tavolo, una carta geografica dell’Europa. Ma, considerando che la Ragazza con liuto di Jan Vermeer sarà visitabile al Museo di Capodimonte fino al 9 febbraio, quando ritornerà al Metropolitan di New York, meglio dedicare il giusto tempo a un’osservazione più approfondita, per apprezzare quella raffinatezza alessandrina che orienta la mano del maestro di Delft. L’immancabile app per smartphone appositamente dedicata, sviluppata da ARM23 sfruttando le proprietà della realtà aumentata, ci racconta tutto quello che vorremmo chiedere alla donna, se solo potesse risponderci da quello spazio in cui è ritratta. Ma vale la pena anche stupirsi un po’, nonostante la consumata abitudine a vedere, semplicemente catalogando tutte le sfumature dello spettro luminoso riflesso sulle borchie di ottone consumato che tendono la pelle delle sedie, oppure contando le sfilacciature della trama grezza del tessuto che copre il tavolo. 
Tuttavia, questa predilezione per il particolare, oggi tanto affascinante, non portò molta fortuna a Vermeer, che riuscì a mantenersi solo grazie all’attività di antiquario e mercante d’arte. Alla sua morte, la maggior parte dei suoi quadri risultavano invenduti e solo nell’Ottocento fu attribuito il giusto peso alla sua caratura artistica. Vermeer fu un profeta inascoltato dei suoi tempi, caratterizzati dalle forme visive del Barocco, con i suoi vortici e gli sconfinamenti, con le pose fluide dei personaggi e gli inganni percettivi. Le scene di interni borghesi, molte delle quali legate al mondo del lavoro, tra lattaie, merlettaie e pesatrici di perle, erano oggetto di curiosità più che di ammirazione. Eppure, la sua linea estetica risultava affine a quella delle classi allora emergenti nei Paesi Bassi, dove le divergenze tra i ceti erano meno acute grazie a una spiccata agilità sociale, dovuta tanto alle dottrine calviniste quanto a una coincidenza di fattori economici e politici, tra i quali la crescente ricchezza dei nuovi mercanti. Un respiro di questo contesto è suggerito dall’esposizione di una bellissima mappa dell’Europa, edita dal cartografo e navigatore olandese Willem Blaeu e inserita nel Theatrum Orbis Terrarum, atlante geografico pubblicato postumo nel 1644. 
Per irrobustire visivamente l’esposizione, dandovi anche una profondità storica, sono state allestite, in una sala attigua, un Autoritratto alla spinetta, di Sofonisba Anguissola, la Santa Cecilia al clavicembalo, di Francesco Guarino, la Santa Cecilia all’organo, di Carlo Sellitto, la Santa Cecilia in estasi, di Bernardo Cavallino, opere che esprimono ritmi totalmente diversi, pur raffigurando gli identici temi della figura femminile e della natura morta di strumento musicale. (Mario Francesco Simeone)

Home page: Johannes Vermeer (Delft 1632 -1675), La donna con il liuto 1662-1663 ca., olio su tela; cm 51.4 x 45.7 cm, Lascito di Collis P. Huntington, 1900, The Metropolitan Museum of Art
Sopra: Bernardo Cavallino (Napoli 1616-1656 ca), Santa Cecilia in estasi firmato e datato “B.Cno P 1645”, olio su tela; cm. 183 x 130, © ph. Luciano Romano

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