26 giugno 2019

Sorridi o muori. FatBoy Slim presenta la sua prima mostra dedicata allo Smile

 

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FatBoy Slim ha fatto tante cose diverse nella sua ormai lunga carriera, dai concerti in spiaggia ai musical storiografici, fino alle colonne sonore per le serie tv. Ma una è rimasta costante, oltre alle camicie hawaiane, ovviamente. Si tratta dello Smile, l’emoticon sorridente che da sempre accompagna il musicista e produttore, al secolo Quentin Leo Cook, nel corso delle sue peripezie, tanto sul palco che nella vita, considerando la sua collezione di elettrodomestici, gemelli, orologi, scarpe, bilance, polsini, orologi, gioielli e stampe, tutti dedicati alla iconicissima faccina ideata dall’artista, pubblicitario e imprenditore Harvey Ball nel 1963, lo stesso anno di nascita di Slim.
E così, quale modo migliore, per celebrare questa passione, di una bella mostra? L’esposizione, a cura dello stesso Slim, ha aperto il 21 giugno e sarà visibile fino al 21 luglio alla Underdogs Gallery di Lisbona, lo spazio espositivo dello street artist Vhils.
«Nel corso degli anni, Ball ha trasformato un’immagine realizzata per una compagnia assicurativa in una icona mondiale che, per me, è simbolo di tutto ciò che è felice, stupido e libero dai condizionamenti», ha spiegato Cook al Guardian. La storia legata al copyright dello smile è piuttosto controversa, come è facile immaginare. La versione ufficiale racconta che Ball disegnò la faccina sorridente 55 anni fa, per una compagnia di assicurazioni di Worcester, la State Mutual Life Assurance Company. Quindi, fu acquistata dalla Guarantee Mutual Company of Ohio, per accrescere il morale dei dipendenti. Ball guadagnò circa 45 dollari da questo lavoro e non sarebbe mai riuscito a registrare l’immagine, visto che diventò immediatamente di dominio pubblico, dando inizio a una leggenda.
La figura, diventata presto un simbolo, è stata riscoperta da ogni generazione e compare su loghi aziendali e nei fumetti, nelle opere d’arte di Banksy e sugli schermi degli smartphone, «È un po’ come la camicia hawaiana, non è mai alla moda ma torna sempre», ha detto Cook, spiegando così anche la sua notoria passione per il suddetto capo d’abbigliamento.
«Il primo singolo che ho comprato è stato Psycho Killer dei Talking Heads nel 1977. Aveva una foto di una T-shirt sorridente e rappresentava tutto ciò che il punk rock non era. Questo è stato il primo uso ironico dello smile», ha continuato Cook, il cui unico tatuaggio è una faccina con le ossa incrociate, diventato poi il suo logo e mantra: sorridi o muori. Per l’esposizione alla Underdogs, oltre ai pezzi della sua collezione, non in vendita, è bene specificarlo, ci saranno opere di artisti e designer come Ron English, The London Police, James Joyce, Joseph Ford, Chemical X, dai caschi da motocicletta ai preservativi, dalle pantofole ai posacenere, praticamente qualunque oggetto sul quale è possibile attaccare una faccina. «Mi sento come un bambino in un negozio di dolci», ha detto Cook.

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