03 aprile 2016

Una “casa chiusa” per Nico Vascellari. L’artista nel cortile della residenza Bonacossa di Milano, mixando spazi, ricordi e rituali

 

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Non si potrà accedere agli interni di casa Bonacossa, ma questi saranno “tangibili” nell’installazione in giardino; uno straniamento, un paesaggio primaverile che viene variato, una caccia al tesoro come rito di sepoltura e di ritorno dei corpi alla terra. Ancora una volta Nico Vascellari (sopra in una foto di archivio, a Museion-Bz), in occasione del progetto Case Chiuse, a cura di Paola Clerico, sceglie di tentare di mettere in relazione lo spazio intimo dei ricordi e delle emozioni con una fisicità materica, e da domani sarà protagonista al 14 di via Necchi a Milano, a Casa Bonacossa. Appena due giorni dopo aver chiuso il suo bell’intervento a Villa Medici a Roma, curato da Pierpaolo Pancotto.
L’innesco è per un cortocircuito, per generare e moltiplicare le possibilità interpretative senza offrire risposte, ponendo lo spettatore in una temporalità onirica e contraddittoria, con una figura d’eccezione come protagonista di questa ricerca: il cane di famiglia, sul quale Vascellari ha deciso di lavorare creando una nuova serie di sculture in bronzo nelle quali ha unito l’idea di due riti funebri: quello della sepoltura e quello della cremazione, dedicando la sua pratica a una serie di animali morti, trovati in varie perigrinazioni e fondendoli direttamente nel bronzo. Una naturalità, della scomparsa e della vita, sospesa in un tempo senza definizione possibile. Da domani, per 10 giorni, dalle 10 alle 14. 

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