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Nel 1979, Renzo Rossellini della Gaumont disse: ‹‹Non c’è Papa abbastanza grande per Michelangelo, non c’è produttore abbastanza grande per Fellini››. Questa dichiarazione venne rilasciata al termine delle faticosissime riprese del film La città delle donne, costate sette miliardi dell’epoca. Ma si sa, come ripeteva spesso lo stesso regista, ‹‹sono i soldi che fanno venire delle idee››.
La città delle donne (1980) è un film comico, nel senso della commedia, cioè del dramma comune, umano, umoristico, risibile, addirittura buffonesco, vissuto senza coturni ai piedi. Film che racconta illusioni di personaggi smontati e smagati da una realtà imprevedibile. All’epoca della sua realizzazione, l’opera suscitò grandi polemiche sulla stampa e forti critiche da parte dei movimenti femministi. Patrizia Mannajuolo fu tra i pochissimi fotografi ammessi al fuori set del film.
Oggi la fotografa napoletana apre il suo archivio di foto e al Blu di Prussia- Fondazione Mannajuolo, spazio multidisciplinare di Giuseppe Mannajuolo diretto da Mario Pellegrino, espone i suoi scatti fuori scena, selezionati con la curatrice Valentina Rippa. Un corpus di immagini comprendente circa 50 scatti inediti in bianco e nero e a colori che immortalano il regista riminese, gli amici storici e gli attori, restituendo un periodo conosciuto ai più come quello della “dolce vita”. Sono immagini per lo più gioiose, ridenti, festose, un Fellini a mezze maniche che gioca a pallavolo in spiaggia, poi avvolto nel cappotto di cammello e nella sciarpa e ancora dietro la cinepresa o con in mano il grande megafono.
Un professionista capace di grande empatia con gli attori, intransigente e tenero al tempo stesso, disse di Marcello Mastroianni: ‹‹un magnifico attore, un uomo di una bontà incantevole, di una generosità spaventosa. Troppo leale per l’ambiente in cui vive. Gli manca la corazza, certi pescicagnacci che conosco io sono pronti a mandarselo giù in un boccone››. C’ è una bella fotografia in bianco e nero che mostra la complicità tra Fellini e il celebre attore.
Ogni forma d’arte crea nel pubblico l’illusione di guardare la realtà attraverso i suoi occhi. Un linguaggio diverso, quello del cinema Felliniano, per una diversa visione della vita raccontato dagli scatti fuori scena di Patrizia Mannajuolo e dalla proiezione in sala cinema di un corto. Catalogo della mostra in galleria, Paparo Edizioni. (Danilo Russo)