04 giugno 2019

Una passione lunga due vite. Luigi Rossi ci parla dei sessant’anni del Premio Bugatti Segantini

 

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Il Premio Bugatti Segantini compie sessant’anni, una data significativa, per una delle manifestazioni artistiche e culturali più longeve in Italia, che ci parla anche della passione di due personalità eccezionali. 
Era il 1959 quando fu istituito il Premio di Pittura, inizialmente rivolto ad artisti fino ai 35 anni di età, per volere del pittore Vittorio Viviani, fondatore della Libera Accademia di Pittura, e dell’allora sindaco di Nova Milanese, Carlo Fedeli. Già dalla prima edizione, il premio fu dedicato a Luigia Bugatti, detta Bice, donna colta e carismatica, compagna di tutta la vita e musa ispiratrice del pittore Giovanni Segantini, maestro del Divisionismo. Cinque anni dopo, nel 1964, al concorso di pittura fu affiancato un altro premio, dedicato a Segantini, prima rivolto agli allievi delle scuole artistiche e poi evoluto in un concorso dedicato al Disegno e al Bianco e Nero. Da quel momento le due rassegne si sono alternate negli anni, fino al 2010 quando, dopo le celebrazioni del cinquantesimo anno dalla fondazione, gli organizzatori decisero di unificare i due Premi, per creare il Premio Bice Bugatti Giovanni Segantini
Ma la passione è anche quel sentimento che lega al territorio, in questo caso a quello della Brianza, un’area dalla quale la raffinata ricerca di Segantina prese luci, sfumature e motivi. E infatti, per questo anniversario, il Premio promosso dalla Libera Accademia di Pittura “Vittorio Viviani” e Comune di Nova Milanese, in collaborazione con la Fondazione Rossi e il Bice Bugatti Club, si diffonderà in un percorso espositivo che andrà a coinvolgere diversi spazi del centro lombardo, con una serie di mostre e presentazioni dall’8 giugno al 28 luglio. 
A Villa Brivio sarà eccezionalmente esposto La Falconiera, dipinto di  Segantini proveniente dai Musei civici di Pavia, che vede ritratta Bice Bugatti nei panni di una castellana quattrocentesca. Tra gli altri appuntamenti, da segnalare l’attribuzione del premio alla carriera Bice Bugatti-Giovanni Segantini 2019 a Renata Boero, artista genovese attiva sulla scena internazionale dagli anni Sessanta, alla quale sarà dedicata una ampia personale, curata da Martina Corgnati, sempre a Villa Brivio. A Villa Vertua Masolo, invece, si racconterà l’altro volto del premio, con una esposizione che farà il punto sui progetti legati alla Sezione internazionale, attraverso una sintesi dei lavori di autori stranieri e delle collaborazioni con realtà estere che hanno partecipato alle varie edizioni dal 2009 a oggi, grazie all’apporto del Bice Bugatti Club. 
Abbiamo raggiunto Luigi Rossi, Presidente della Fondazione Rossi, per farci dire di più. 
La fondazione Rossi, di recente istituzione, prosegue sulla linea storica del Premio Bugatti Segantini, per supportare le arti e la cultura. Quali programmi e progetti ci sono per il futuro? 
«La Fondazione Rossi segue l’attività del Bice Bugatti Club che, da dieci anni, promuove tutte le iniziative della sezione internazionale del premio Bice Bugatti. L’attività sarà molto concentrata sull’aspetto internazionale, soprattutto nelle aree strategiche individuate negli ultimi anni, con le quali abbiamo già collaborato: Sud America, Messico, Stati Uniti e Cuba. Continueremo quindi con il supporto finanziario e con una rinnovata istituzionalizzazione dei rapporti con la Libera Accademia di Pittura, che è l’organizzatrice ufficiale del Premio». 
Quest’anno il Premio è stato dedicato alla carriera di Renata Boero. Quali sono le motivazioni? 
«Questa è una edizione molto speciale, la sessantesima, che conferma il premio come uno tra i più longevi. Renata Boero è un’artista molto interessante e il premio celebra la sua carriera. Boero lavora con colori e tecnica di pittura che proseguono nella tradizione profonda del premio, nato proprio con queste caratteristiche. Il fatto che sia una donna di certo non guasta, in questo scenario dei premi di pittura, a volte maschilista. D’altra parte, Boero merita tale riconoscimento, considerando la mostra al Museo del Novecento di Milano, che chiuderà il 23 giugno, a cura di Anna Daneri e Iolanda Ratti». 
Il Premio Bugatti Segantini è strettamente legato al territorio ma anche aperto a collaborazioni internazionali. Può dirci di più su questo dialogo? 
«Si può dire che il premio supportato dalla Fondazione Rossi e dal Bice Bugatti Club opera con associazioni no profit, in particolare negli Stati Uniti e a Cuba, Paesi con i quali abbiamo stretto buone relazioni ma anche con Cile, Argentina, Bolivia, tra gli altri. Proseguiremo con queste operazioni di scambio culturale e di condivisione di esperienze perché, oltre a ospitare artisti sudamericani in Italia, abbiamo attivato anche residenze per artisti italiani in Pesi stranieri, anche in scenari non contemplati dal Premio. Per esempio, nel campo della street art abbiamo recentemente ospitato Blu, che ha realizzato un lavoro molto importante in Bolivia, dove sono in essere iniziative legate, in particolare, all’arte sociale. Mi fa piacere citare l’esperienza di Ñatinta, un progetto di street art nel cimitero di La Paz, arrivato alla seconda edizione, che è stato significativamente sponsorizzato da noi».

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