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È una storia singolare quella del fotografo Enrico Corleone. Non vi dice nulla questo nome? Avete le vostre ragioni, perché si tratta di una figura inedita, per una mostra decisamente fuori dagli schemi. Enrico Corleone viveva a Milano, nel pieno degli anni ’50. Un incidente in moto gli costò la vita, nel 1958. Aveva 18 anni e dietro di sé si era lasciato una manciata di fotografie e una professione solo agli albori che, con la vita in mano, forse l’avrebbe portato dove oggi stazionano grandi ritrattisti, vecchi fotoreporter, artisti.
Ora c’è invece la possibilità di scoprire, per la prima volta, questa figura “invisibile” che ha documentato la città lombarda al suo risveglio dopo la Seconda Guerra Mondiale, attraverso cinquanta tra foto in bianco e nero, ritagli e collage.
Sono stampe che raccontano di famiglia, amici e appuntate sul retro di parole e piccoli aforismi quotidiani, resoconto intorno a quei “giovani nati vecchi” che oggi possiamo ricordare solo in queste immagini di una Milano che non esiste più, raccolta nei dintorni del Parco Trotter tra foschie, nebbie e marciapiedi: ecco, insomma, “Una vita di corsa” che si svela a partire da domani da Interzone, a Roma.
Un nucleo di fotografie che «rimasero conservate per molto tempo in una scatola, come un piccolo tesoro. Da qui è nata l’idea di una mostra, con la duplice intenzione di mettere in luce gli esperimenti fotografici di un giovane, diciassettenne negli anni cinquanta, e di testimoniarne la breve esperienza di vita, conclusasi tragicamente», scrive il nipote Michele. Un diario, nell’inseguimento di un sogno di libertà, istantaneo nell’ambizione e nella scomparsa.