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Quest’anno sembra di vedere solo film americani e sono, praticamente tutti, decisamente contrari al clima che ha portato alle elezioni del signore dai capelli rosati. Three Billboards Otside Ebbing, Missouri, di Martin McDonagh, prende spunto dal dolore dilaniante e disperato di una madre, alla quale hanno violentato e ammazzato la figlia, per descrivere, con tratti decisi ma non tetri, la violenza strutturale della provincia americana, la sua intolleranza e le sue brutte abitudini. Buon ritmo, dialoghi incalzanti, con una convincente interpretazione di Frances McDormand, fortissima guerriera che riesce a cambiare inaspettatamente il sentire di molti.
Stenta a partire, con un’introduzione lunghissima, Una famiglia, seconda opera del regista italiano Sebastiano Riso. Qui la trama è tremenda. Prendendo spunto da alcuni fatti di cronaca, il regista racconta una cupa storia di adozioni clandestine, attraverso una coppia in cui lui è uno spietato carnefice e lei sua complice ma anche vittima. Fanno figli su commissione solo per rivenderli, in un film scollato e mal dosato, con Micaela Ramazzotti che recita con la stessa espressione per quasi tutto il film, interpretando la protagonista femminile che, arrivata alla quinta gravidanza, comincia, finalmente ma con poca determinazione, a ribellarsi, senza successo, al suo ruolo inumano.
Bellissimo il documentario più lungo di tutto il Festival, Ex Libris: The New York Public Library del maestro del genere Frederick Wiseman, premiato nel 2014 con il Leone d’Oro alla Carriera. Wiseman, grande umanista, non sciorina titoli di libri ma racconta delle persone che frequentano, usano e fanno funzionare tutte le novantuno sedi della biblioteca, rendendoci partecipi di quel grande processo che è l’impegno per la diffusione della cultura a ogni livello, al fine di umanizzare e formare una comunità di cittadini più consapevoli e perciò più capaci di vivere e pretendere la democrazia. Un processo che è e resterà sempre importantissimo, specialmente in questi tempi cupi. (Cristina Cobianchi)
In alto: photo credit Antonella Cazzador