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L’11 giugno 2025, il Parco Ducale di Parma diventerà palcoscenico per una rilettura contemporanea e itinerante del Don Chisciotte, a cura del Teatro dei Venti. Lo spettacolo, presentato con ingresso gratuito e senza prenotazione, è co-prodotto da Solares Fondazione delle Arti – Teatro delle Briciole e rientra nella programmazione del Teatro al Parco. L’appuntamento è alle ore 18:30 all’ingresso del teatro, da cui partirà un percorso a tappe all’interno del parco, articolato come un viaggio teatrale a cielo aperto.

Parte di un progetto di ricerca più ampio sullo spazio pubblico e sulla funzione sociale dell’arte condotto dal Teatro dei Venti, lo spettacolo, che ha già toccato altre città, fa tappa a Parma grazie alla collaborazione con Solares Fondazione delle Arti – Teatro delle Briciole, realtà attiva dal 2007 nel sostegno a progetti culturali che attraversano i confini tra i linguaggi e i pubblici. In particolare, il Teatro delle Briciole, fondato nel 1976 come primo Centro Stabile di Produzione e Ricerca per il Teatro Ragazzi, ha nel tempo ampliato il proprio raggio d’azione, diventando un centro di sperimentazione rivolto anche alle giovani generazioni e alle nuove forme di teatro visivo e performativo.

La regia di Stefano Tè traduce la visionaria opera di Cervantes attraverso un linguaggio scenico che intreccia teatro di strada, trampoli, macchine sceniche, musica dal vivo e testi poetici. Più che la messa in scena lineare del romanzo, emerge la dimensione dell’esperienza, in cui il pubblico, camminando insieme agli attori, è coinvolto in un percorso di esplorazione simbolica dello spazio e del tempo narrativo.
La drammaturgia, firmata da Azzurra D’Agostino, seleziona alcuni episodi emblematici del romanzo, come l’incontro con i mulini a vento, per condensare in immagini fortemente teatrali le tensioni dell’opera originale: la fragilità dell’utopia, l’illusione come strumento di resistenza, la dissidenza contro la rassegnazione. Don Chisciotte diventa allora un personaggio corale, pensato come figura politica e umana, in dialogo diretto con il presente. Al suo fianco, un Sancho Panza che assume un ruolo chiave: sarà proprio lui, infatti, a raccogliere l’eredità del cavaliere errante, in un monologo conclusivo che rilancia il valore della speranza e della giustizia collettiva.

«Il Don Chisciotte del Teatro dei Venti nasce dall’accostamento del romanzo di Cervantes con il linguaggio del teatro di strada, i trampoli, la musica dal vivo, le sorprendenti macchine sceniche, tutti elementi che fanno parte del nostro bagaglio creativo», ha spiegato Stefano Té. «Ma con questo spettacolo abbiamo voluto abbracciare la sfida di portare in strada la parola poetica, grazie alla scrittura di Azzurra D’Agostino. Una parola originaria, che rappresenta benissimo il sogno utopico che questo spettacolo vuole testimoniare. E con la parola ci interroghiamo sulla possibilità che l’arte e l’azione collettiva possano portare una trasformazione».

L’impianto dello spettacolo privilegia quindi rapporto diretto con lo spazio, nel solco della ricerca che il Teatro dei Venti porta avanti da anni in contesti sociali e geografici marginali, come il carcere o le periferie. In questo senso, la scelta di adattare il Don Chisciotte al linguaggio del teatro di strada si lega a una precisa vocazione artistica: portare il teatro fuori degli ambiti convenzionali, per restituirgli una funzione civile e partecipativa.