16 giugno 2004

Risplende la Pietà Rondanini

 
Conclusa la pulitura dell’ultima opera, incompiuta, di Michelangelo. Parte adesso una fase di studi sui numerosi dati documentari raccolti nel corso dell’intervento di manutenzione. E già riservano alcune sorprese…

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La Pietà Rondanini di Michelangelo Buonarroti (Caprese, 1475 – Roma, 1564) non aveva bisogno di restauri, solo di un intervento di manutenzione straordinaria e di pulitura.
Tengono a precisarlo Maria Teresa Fiorio (soprintendente ai Beni Artistici di Milano) e Sabina Vedovello (restauratore della C.B.C. Conservazione Beni Culturali di Roma), annunciando la fine dell’intervento conservativo durato un anno. Milanesi e turisti possono di nuovo ammirare la Pietà al Castello Sforzesco, appoggiata sull’ara romana di epoca traianea, sulla quale fu collocata nel 1904.
L’intervento, diretto dalla Soprintendenza di Milano, è stato effettuato dalla C.B.C., con la collaborazione dell’Istituto Centrale del Restauro e di alcune istituzioni universitarie; tra queste il Politecnico di Milano che ha progettato e realizzato una tecnica innovativa per l’analisi delle patologie delle pietre.
I lavori di pulitura sono stati preceduti da una fase preparatoria (iniziata nel 1998) di indagini archivistiche e diagnostiche. Un primo intervento ha rimosso la patina giallo-Michelangelo - Pietà Rondanini bruna di polveri e residui che offuscava la complessa superficie della statua. La rimozione è stata effettuata con impacchi di acqua distillata applicati sul marmo con fogli di carta giapponese, lasciati agire per pochi minuti. Questa prima fase di “lavaggio” ha immediatamente regalato una lettura più corretta dei volti, delle scanalature e graffiature del marmo. Sono seguite azioni più specifiche per rimuovere le diverse sostanze che avevano macchiato la pietra e le tracce di residui organici delle calcature effettuate in passato.
E’ stata “pulita” anche l’ara che fa da base alla Pietà. Si è accertato che i due blocchi non sono connessi con perni metallici, ma semplicemente appoggiati l’uno sull’altra; sottili lamelle di piombo si interpongono sulle aree di appoggio.
Terminata la fase conservativa con la riapertura al pubblico, prosegue l’indagine conoscitiva. I dati raccolti prima e durante la pulitura saranno organizzati nei prossimi mesi in una pubblicazione scientifica. E’ intenzione del Comune di Milano promuovere nel 2005 una giornata di studi su Michelangelo e la sua ultima Pietà.
Un primo risultato è già stato raggiunto. E’ stata smentita l’appartenenza alla Pietà Rondanini del cosiddetto Frammento Borghese, una testa di Cristo ritrovata a Roma negli anni ’50 e attribuita nel 1973 da Mantura a Michelangelo. Egli ritenne di poter identificare in quel frammento la testa di Cristo della prima versione della Pietà (scolpita nel 1552 nello stesso blocco della Rondanini), quella che Michelangelo distrusse e della quale rimane incorporato nell’attuale il braccio levigato alla destra di Cristo. L’autografia michelangiolesca non è mai stata accolta da tutti gli studiosi.
Le indagini petrografiche condotte sul marmo della Testa e sulla Pietà hanno smentito che il frammento sia appartenuto al blocco della Rondanini. La Testa sarà temporaneamente esposta accanto alla Pietà.
Michelangelo - Pietà RondaniniIl tutto al fine di fare luce su un’opera che continua ad essere circondata da un’aura di mistero. Qual è il significato di quel corpo di Cristo quasi annullato in quello della Madonna con il quale sembra fondersi?
Il tema della Pietà ha accompagnato Michelangelo per tutto il corso della vita. Dalla Pietà di San Pietro del 1500 alla Pietà Rondanini, incompiuta, alla quale il genio toscano lavorò fino agli ultimi giorni di vita. La distanza iconografica tra le due opere misura il cammino spirituale compiuto da Michelangelo.
La superficie della Rondanini, riportata a nuova vita dalla pulitura, conferma con quanta energia l’artista fino all’ultimo aggredisse il blocco di marmo. Come se intendesse ridurre ad un velo sottile la materia, in un processo di spiritualizzazione estrema che caratterizza gli ultimi anni della sua vita.
Con la Rondanini Michelangelo sembra ripensare il proprio cammino spirituale e artistico. Rinuncia alla levigatezza e alla perfezione anatomica per creare un’opera, forse la prima scultura moderna, in cui le figure, sottili fantasmi, sono solo espressione della forza dei sentimenti e negano quei canoni di bellezza e perfezione formale che lui stesso aveva contribuito a creare. Non a caso è stata “riscoperta” e apprezzata solo nel XX secolo.

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antonella bicci


Michelangelo Ultimo – Riapertura della Pietà Rondanini
Castello Sforzesco – Sala degli Scarlioni- Piazza Castello, Milano –
www.milanocastello.it
Ingresso libero
Orari: da martedì a domenica 9.00-17.30; chiuso lunedì


[exibart]

4 Commenti

  1. la Pietà Rondanini, è il limite, la barriera tra quello che non c’è e l’aspirazione ad avere una forma, è un mio classico, esprime in pieno la dialettica potenza/atto e poi è un’idea anche per il teatro: Pitecus di Antonio Rezza

  2. il termine pulizia per un blocco di pietra calcarea ha determinato in questi ultimi decenni un nascere di opinioni contrastanti, sempre con quel io, io, che più bianco che più bianco non si può, trova la risposta nell’errata interpretazione del mezzo impiegato. L’acqua bidistillata non avendo una carica elettrica non serve per attivare una reazione chimica specialmente nella membrana del marmo, per cui hanno usato un solvente chimico. Per far spurgare un marmo che ha interagito nei secoli con l’ecosistema assorberdo le particelle carboniose allo stato di ioni, servono le necessarie conoscenze per la soluzione, ancorata tenacemente nel reticolo cristallino della pietra allo Stato solido. Per costringerla ad abbandonare le celle che ha preso temporaneamente in affitto, bisogna avviare la loro scomposizione molecolare senza far tetonare i suoi OSSIDI. La filosofia del restauro lapideo non può essere dell’Università, lo dico senza timore di essere smentito, questo studio non riguarda i principi della chimica industriale, si attiene a formule antichissime già collaudate nei secoli da maestri restauratori. Il restauro del David di Michelangelo e della Pietà Rondanini, hanno viaggiato sullo stesso binario, finendo come d’obbligo con due lavori sbagliati. Le chiacchere stanno al vento come la prova dice che per togliere le lordure dal lavoro del Buonarroti, bisogna ritornargli la sua ragione nello spazio infinitisimale di un secondo accendendo il cervello alle sue idee senza volerle cambiare con le poche nostre. Roberto Grazioli Asti

  3. la scuola ha il compito di preparare la persona che la frequenta ad un lavoro utile alla società, chi sovraintende al lavoro di pulizia e restauro conservativo di un’opera artistica cavata da una pietra calcarea, deve conoscere la fisica, la chimica, la metallurgia i suoi ossidi, l’induzione elettrochimica prodotte dalle frizioni molecolari, la matematica e l’arte. Tecnicamente attualmente l’università non ha ancora prodotto un solo laureato con queste finalità lavorative. Il sovrintendente ascolta quello che il tecnico dell’Ateneo gli racconta senza capirci niente. La Pietà Rondanini dopo i vari esperimenti di scorticatura della pietra e la colossale fandonia dell’utilizzo dell’acqua bidistillata con la carta giapponese quando tutti gli addetti ai lavori sanno che è stata usata la famigerata AB 57 (doppio concentrato di ammonio) servita in precedenza per pulire gli affreschi della Cappella Sistina, un anno di lavoro per togliere la patina del tempo al visitatore appare come la copia in gesso dell’originale . Aver inventato il mestiere del sovrintendente senza una qualifica specifica al suo delicatissimo lavoro che serve a distinguere cosa è vero e cosa è falso non è servito a niente. Roberto Grazioli Asti

  4. Diversi anni fa, a seguito di una occasionale visita alla Pietà Rondanini, ascoltando le spiegazioni elargite dalla guida, mi sono appassionato allo studio di questa ultima opera di Michelangelo, rendendomi poi conto che su di essa si conosce assai poco, e quel “poco” è anche molto confuso. Tanto che, per esempio, nemmeno si conosce quando sia stata iniziata, cioè: l’anno in cui Michelangelo ha iniziato ad abbozzarla. Dico questo perché tutte le date che vengono proposte, non hanno alcun fondamento, sono tutte fittizie, sono senza alcun riscontro oggettivo.
    La prova? La prova di questa mia asserzione la fornirebbe Giorgio Vasari, proprio nella “Vita di Michelangelo, nel brano in cui accenna all’esistenza della Pietà: “molto minore”, nel seguente modo:
    “& tornando a Michelagnolo, fu necessario trovar qualcosa poi di marmo perché e’ potessi ogni giorno passar tempo scarpellando, e fu messo un altro pezzo di marmo, dove era stato già abbozzato un’altra Pietà, varia da quella molto minore”.
    In questa frase vi è l’unico accenno all’esistenza di questa Pietà. Oltretutto, questa è una frase che ancora pone grandi problemi interpretativi nella sua complessiva comprensione. Per rendersene conto è sufficiente leggerne quanto la Critica Ufficiale ne scrive in ogni pubblicazione che tratta della Pietà Rondanini. Tant’è che le date che vengono indicate non hanno alcun riscontro con quanto il Vasari ne affermerebbe in questa frase, se correttamente correlata con quanto egli stesso ne scrive nella predetta frase.
    Questo è un grande “enigma” che il Vasari ci ha proposto, tant’è che, se questa frase fosse correttamente interpretata, si giungerebbe a “scoprire” che la Pietà Rondanini è stata iniziata anni prima del 1545, cioè dell’anno in cui Michelangelo aveva iniziato a scolpire la Pietà Bandini. (Anche dell’inizio di questa Pietà, è sempre il Vasari ad indicarlo fornendo pure i riferimenti oggettivi).
    Quindi, chiederei: “Per quale motivo la Critica Ufficiale della Storia dell’Arte non ne tiene conto, proponendo delle date inverosimili, senza alcun fondamento?”.
    Galiano Albertin

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