07 novembre 2016

MUSICA

 
La “tregua” di cui tutti abbiamo bisogno. Una pausa nella vita reale per scavare nella vita di un album
di Chiara Morelli

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Ci siamo mai chiesti cosa c’è dietro la realizzazione di un album? Abbiamo mai pensato dove e con chi era il nostro cantautore mentre componeva quella canzone che tanto amiamo?
I fan e gli amici di Paolo Cattaneo, cantautore dalla carriera ventennale con tre album e tre EP alle spalle, hanno avuto modo di risolvere queste e tante altre curiosità in occasione dello straordinario evento chiamato “Ascolto lucido”.
Organizzato in due sessioni pomeridiane, abbiamo ascoltato in anteprima l’album Una piccola tregua (in uscita l’11 novembre) proprio dove l’album è stato concepito: nello studio di registrazione di Stefano Castagna Ritmo&Blu, sotto il tetto di una deliziosa cascina nelle campagne bresciane del comune di Pozzolengo.
Ed è quando ci si allontana dai rumori e dalla frenesia della città, dalle preoccupazioni di tutti i giorni e ci si immerge nel verde del paesaggio collinare offre, si capisce il significato di tregua. Paolo insieme al suo braccio destro, il produttore artistico dell’album Matteo Cantaluppi, invita i suoi ospiti a sedere nella sala di regia e a godere, da un lato, dello scorcio naturalistico fuori la finestra e, dall’altro, dell’imponente strumentazione di registrazione.
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«È stata una scelta fisiologica oltre che di amicizia nei confronti di Stefano, il proprietario della cascina e dello studio – racconta Paolo – venivo qui a registrare e potevo finalmente liberare la mente».
Così ha voluto offrire anche a noi uno spaccato di questa piccola tregua e ci ha lasciato ascoltare 8 dei 12 brani presenti nell’album, soli, nell’accogliente stanza. Immersi nel suono, grazie all’alta qualità delle due grandi casse audio, è stato possibile cogliere ogni sfumatura, ogni strumento, ogni voce e ogni stimolo. E sono tanti gli stimoli di un album che ha voluto esplorare mondi musicali che il cantautore non era solito avvicinare. Come il dolce e sognante synth pop di Se io fossi un uomo, o l’incalzante ritmo tribale di Ho chiuso gli occhi, i tratti dark wave di Miracolo, i ricordi ovattati di Due età un tempo, scanditi a ritmo dal battito delle mani, fino ad arrivare a quelli che sembrerebbero violini in Bandiera: «Non sono violini, il suono è simile ma si tratta di uno strumento iraniano, il Kamanche, suonato da un ragazzo iraniano al quale ho proposto di collaborare per questo pezzo» spiega Cattaneo.
Dopo alcune riflessioni sull’impatto dell’ascolto sul pubblico, che ha ritenuto questo incontro ricco e stimolante, Paolo e Matteo raccontano di come è avvenuto il processo di creazione dell’album; quali, dove e perché sono stati gli interventi del producer, soffermandosi in particolare sull’ultimo brano in ascolto Trasparente.
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«Solitamente parto dal testo che canto accompagnandomi al piano: adoro comporre al piano e arricchire le mie armonie di accordi, sono affezionato ad ognuno di loro, ed è per questo che ho bisogno di una figura come quella di Matteo Cantaluppi: lui invece adora far diventare quell’armonia suono», ed è così che le note di Cattaneo diventano un’unica melodia sulla quale costruire un impianto sonoro complesso cui fanno cardine pochi fondamentali accordi.
Matteo ammette di essersi ispirato alla scena musicale hip hop contemporanea, a brani come No Chuch In the Wild di Kenye West e Jay-Z in particolare per Trasparente, per conferire all’album un taglio più moderno e al passo coi tempi: un “cantautorato post post-moderno”, come lo ha chiamato il suo produttore.
I fan hanno colto da subito il cambiamento dallo stile classico di Cattaneo, gli hanno chiesto se sente questo album completamente suo: «Certo che lo sento mio, anzi, sono io che mi sento arricchito da questo album e dalle collaborazioni che sono al suo interno. Come con i testi, composti spesso a tre o quattro mani, basta una parola, un suono, per aprirmi a nuove idee e a soluzioni artistiche alternative».
Un artista che è la prova tangibile del cantautore come forza potenziale, che cresce, matura e, cogliendo i giusti input esterni, esplora le infinite possibilità che essa racchiude: basta solo prendersi una tregua per accorgersi del loro arrivo.
Chiara Morelli

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