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Rileggere due secoli di storia della manifattura di Doccia è possibile? Sì, è proprio quello che farà la mostra Alchimia Ginori 1737-1896. Arte e tecnica in manifattura proponendo, per l’occasione una narrazione inedita dell’evoluzione della ceramica nel XVIII e XIX secolo.
Pensata, e realizzata, dal MIC Faenza insieme alla Fondazione Museo Ginori, la mostra vuole rendere – nuovamente omaggio alla ricchezza delle collezioni del Museo Ginori (attualmente chiuso al pubblico a causa dei lavori di ristrutturazione della sua sede di Sesto Fiorentino), in continuità con la collaborazione avviata in occasione della mostra Gio Ponti – Ceramiche (ve ne avevamo parlato qui).

Le battute d’inizio del percorso espositivo risalgono alla prima metà del ‘700, quando Carlo Ginori, appassionato di chimica, fonda l’omonima manifattura e si dedica personalmente alla ricerca della ricetta dell’impasto della porcellana. Da qui il racconto prosegue in capitoli dedicati alle sculture in porcellana e al progressivo arricchirsi della decorazione pittorica e della tavolozza cromatica; alle innovazioni di Carlo Leopoldo Ginori, inventore della fornace a quattro piani, di Giusto Giusti, chimico della Manifattura che riscopre la ricetta del lustro delle antiche maioliche rinascimentali, e dei primi direttori artistici della manifattura. La selezione di opere e manufatti, molto ampia, si conclude con il passaggio della Ginori a vera e propria industria e con uno sguardo rivolto al XX secolo, quando la neonata Richard-Ginori fonda gran parte della sua prosperità sulla produzione di porcellane elettrotecniche, solitamente non esposte in ambito museale.
Curata da Oliva Rucellai e Rita Balleri, Alchimia Ginori 1737-1896. Arte e tecnica in manifattura lascia intendere una narrazione che mette in scena la dialettica tra creatività e limiti imposti dalla materia, tra ricerca estetica e progresso scientifico, tra tradizione e mutevolezza del gusto della committenza. Appuntamento allora per il 31 gennaio.













