22 giugno 2020

Chika Okeke-Agulu chiede che degli artefatti trafugati non vengano venduti in asta

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Chika Okeke-Agulu accusa Christie’s di non aver dichiarato la reale provenienza degli artefatti in asta e chiede che questi vengano rimpatriati in Nigeria

Dopo il periodo di lockdown le varie case d’aste hanno reso noti i loro appuntamenti estivi e le località in cui essi avverranno. In particolare, il 29 di giugno Christie’s terrà varie aste a Parigi. Tra queste spicca l’asta “Art d’Afrique, d’Océanie et d’Amérique du Nord” in cui verrà battuto un lotto che è stato recentemente oggetto di scandalo. Si tratta infatti di una coppia di statue sacre Igbo, stimate €250,000–€350,000 e appartenenti al collezionista francese Jacques Kerchache, morto nel 2001. Egli, secondo quanto riportato dalla casa d’aste nella scheda delle opere, avrebbe infatti acquistato tali reperti in Nigeria tra il 1968 e il 1969. È proprio quest’ultimo dato però ad aver portato Chika Okeke-Agulu, storico dell’arte africana, ad accusare Christie’s di aver fornito false informazioni.

Chika Okeke-Agulu e l’appello alle case d’asta

In un post Instagram di poche settimane fa il professore di Princeton ha infatti dichiarato che, in realtà, le statue vennero trafugate durante la guerra civile, tenutasi tra il governo della Nigeria e la repubblica di Biafra. Secondo le parole di Chika Okeke-Agulu, i reperti sarebbero quindi stati esportati illegalmente tra il 1967 e il 1970 e prelevati da una zona vicino a quella in cui lo storico era cresciuto.

Queste accuse non sono però nuove né per Christie’s né per l’oggetto dello scandalo. Questo non è infatti il primo episodio di reperti che vengono trafugati e proposti in asta, tanto che, negli ultimi anni, sono stati denunciati molteplici casi similari. Anche per quanto riguarda la tipologia di reperti ci sono dei precedenti che fanno pensare che questi siano stati importati illegalmente. Molti sono infatti gli artefatti che sono stati trafugati durante la guerra in Nigeria e che ora si trovano in differenti collezioni europee. Proprio per tale motivo dal 2017 lo storico è impegnato in una ricerca per identificarli e tentare di riportarli nel suo paese. Allo stesso tempo lui e molti altri chiedono che il commercio di tali beni venga fermato e che vengano riconosciute le vere origini delle opere.

Perché modificare la convenzione UNESCO del 1970

Nel caso specifico Chika Okeke-Agulu si è appellato alla casa d’aste, sia via social sia in maniera ufficiale, affinché ritirasse i lotti dall’asta prevista per fine giugno. Uno dei risultati che lo storico tenta di raggiungere con queste accuse, però, è anche quello di portare ad una revisione della convezione UNESCO del 1970. È infatti questa a impedire che i beni culturali vengano trafugati, venduti e trasportati illegalmente da un paese ad un altro. Sfortunatamente però tale convezione è valida solo per i paesi che al tempo la sottoscrissero, escludendo quindi la Nigeria e molti altri paesi.

 

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