13 novembre 2020

Il presente e il futuro delle arti visive, per il Forum dell’Arte Contemporanea

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Dopo il dramma del primo lockdown, siamo entrati nella seconda fase: cosa succederà al settore delle arti visive? L’abbiamo chiesto al Forum dell’Arte Contemporanea Italiana

I primi a chiudere – e per molto tempo gli unici – sono stati scuole, musei, teatri, biblioteche e tutti i luoghi della cultura. Ma anche con i luoghi diventati inaccessibili, le idee e le voci hanno continuato a circolare. E, in alcuni casi, anche i gesti. #arteculturabenicomuni è l’iniziativa lanciata dal Forum dell’Arte Contemporanea Italiana lo scorso 10 ottobre, per richiamare l’attenzione della società civile e della politica sul comparto delle arti visive, tra i più colpiti dagli effetti della pandemia. Ad aderire, circa 100 spazi dell’arte contemporanea, che hanno esposto in situ gli statement intorno ai quali poter immaginare una possibilità di ripartenza: «Sostegno, strumenti e spazi per la ricerca», «Musei spazi pubblici delle comunità», «Cultura come società coesa e mutualistica», «Cambiare il mercato per cambiare il sistema dell’arte», «Riconoscimento del lavoro dell’arte».

Abbiamo raggiunto il Forum dell’Arte Contemporanea Italiana per farci dire di più sull’iniziativa, su ciò che è stato fatto per il settore dell’arte contemporanea e su ciò che si dovrebbe fare. Rispondono Anna Daneri, curatrice indipendente e membro del primo board, e Ilaria Lupo, artista e membro dell’attuale Comitato coordinatore del Forum.

Sostegno, riconoscimento, coesione: le risposte del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana

Dall’inizio della pandemia è ormai passato diverso tempo, eppure la situazione, dal punto di vista politico, amministrativo, organizzativo e sanitario, sembra non essere cambiata affatto. Insomma, la seconda ondata è arrivata e sembra averci trovato non adeguatamente preparati. E nel settore dell’arte e della cultura? Cosa è stato fatto, in questi mesi, per prepararsi al nuovo inverno?

«A differenza degli ambiti che ha citato, quello dell’arte e della cultura in Italia è stato fatto moltissimo a livello pratico sul campo, sia da parte da parte degli operatori che delle istituzioni. L’emergenza vissuta ha costretto tuttx a rivedere le proprie modalità di azione e a interrogarsi sul loro senso.

Da questo punto di vista quindi penso che sia stato attivato un sapere condiviso e circolare fondamentale per il futuro. Anche dal punto di vista dell’organizzazione, gli spazi della cultura hanno dimostrato una capacità di risposta incredibile, che ha avuto riscontri positivi nell’affluenza e nella partecipazione a festival, mostre e visite alle collezioni museali.

Peccato che questo lavoro non sia stato riconosciuto e che per ridurre l’impatto della seconda ondata pandemica il Governo abbia disposto immediatamente la chiusura degli spazi culturali, dei cinema e dei teatri, prima delle sale gioco o dei ristoranti, dimostrando la scarsissima fiducia nel potere anche curativo per la collettività delle azioni culturali.

È da sottolineare inoltre che quanto di virtuoso è stato attivato dagli operatori, collettivi di difesa del lavoro culturale, musei, festival e spazi indipendenti oltre che da fondazioni e gallerie è stato portato avanti grazie all’iniziativa e intelligenza delle persone. È mancato infatti quasi totalmente il sostegno economico da parte del settore pubblico, nonostante i ristori governativi stanziati, che non sono a disposizione diretta delle istituzioni ma filtrati dagli enti locali. Anche i ristori per i singoli hanno lasciato scoperti tantissime lavoratrici e lavoratori dell’arte, che non ricevono alcun sostegno».

Il Forum dell’Arte Contemporanea ha seguito l’evolversi della pandemia organizzando, in un primo momento, una piattaforma di discussione, quindi, recentemente, un intervento collettivo, che ha coinvolto diversi musei, istituzioni, organizzazioni e lavoratori del settore. Può parlarcene nello specifico? Quali ricadute ha avuto?

«Il Forum dell’arte contemporanea italiana ha promosso in primavera una discussione intorno a sei tematiche sviluppate in altrettanti tavoli, che per la prima volta dalla costituzione del Forum si sono riuniti online e hanno visto la partecipazione di più di trecento persone, impegnate nella definizione di proposte sintetizzate in un documento pubblico, indirizzato al Governo.

Le linee principali di interventi richiesti al Governo erano: sostenere urgentemente sia le istituzioni che gli operatori delle arti visive la cui attività è stata drammaticamente inficiata dalla crisi del Covid-19; avviare un New Deal culturale; consentire a esponenti delle arti visive la partecipazione ai tavoli di discussione necessari per sviluppare le riforme strutturali di cui il paese ha bisogno per pensare a un prossimo rilancio, anche in vista dell’ottenimento dei recovery funds europei.

A oggi non abbiamo ricevuto riscontri, anche se alcune delle proposte emerse dal tavolo di lavoro dedicato all’Italian Council sono state recepite già nell’ultimo bando e questo è un gran risultato, che dimostra l’efficacia del lavoro svolto.

La campagna #arteculturabenicomuni nasce dalle stesse istanze e ha visto la partecipazione di oltre 100 musei, spazi indipendenti e progetti diffusi tra le realtà più attive nel contemporaneo in Italia che hanno aderito alla richiesta di attenzione verso una situazione tanto circostanziale, quanto strutturale che non può più essere ignorata, stampando, proiettando o condividendo i sei statement della campagna: Musei spazi pubblici delle comunità / Art for Universal Basic Income / Cultura come società coesa e mutualistica / Riconoscimento del lavoro dell’arte /Cambiare il mercato per cambiare il sistema dell’arte / Sostegno, strumenti e spazi per la ricerca.

Ne è nato un video di documentazione che stiamo diffondendo. Ci auguriamo che questo gesto simbolico trovi evoluzione in una mobilitazione capillare con iniziative diffuse per rispondere alla condizione presente. Dall’inizio della campagna a oggi infatti la situazione è nuovamente precipitata. I luoghi della cultura devono far fronte a un’ulteriore chiusura per un tempo indefinito. Le piazze italiane sono da giorni investite da manifestazioni che chiedono un sostegno pubblico proporzionato alla gravità della crisi sociale che stiamo affrontando».

In quali ambiti specifici, all’interno del settore dell’arte contemporanea – che comprende un ampio ventaglio di figure professionali, dai direttori dei musei ai collaboratori freelance – è più urgente intervenire?

«L’urgenza sta nel sostegno degli artisti e dei precari. È altresì urgente sostenere e assumere la ricerca artistica come parte essenziale della crescita, anche economica, del Paese. Dal momento della sua costituzione nel 2015 il Forum sta ragionando sulla mancanza in Italia di un organismo autonomo di sostegno continuativo alla ricerca, che possa operare con forme di finanziamento miste e che non dipenda da organi politici, per garantirne un’operatività super partes».

Alla luce dell’attuale situazione, quali sono le prossime azioni che metterà in campo il Forum dell’Arte Contemporanea?

«Oltre alla campagna #arteculturabenicomuni il Forum ha dato avvio a una serie di Focus di approfondimento di alcune tematiche di discussione urgenti e trasversali, come quello dedicato alla distruzione del Teatri Kombëtar, il Teatro Nazionale di Tirana, avvenuta durante il lockdown per mano del governo albanese guidato peraltro da un artista, e quello (in collaborazione con S.a.L.E. Docks) sulla Biennale di Venezia, la più importante istituzione di produzione contemporanea italiana, che necessita a parere di moltx di una profonda ristrutturazione.

Il prossimo Focus riguarderà le pratiche di resistenza, esperienze e metodologie messe in atto da gruppi e progetti che radicano la loro pratica nel lavoro con le comunità territoriali, e sarà coordinato da Scuola Civica di Arte Contemporanea – Giuseppefraugallery di Iglesias. Inoltre ci stiamo unendo ad appelli e campagne di comitati della cultura che si stanno diffondendo giorno dopo giorno alla luce della situazione attuale e intendiamo sostenere e aderire ad azioni, interventi e dibattiti che andranno in questa direzione».

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