14 luglio 2022

Ciriaco Campus e Italo Zuffi, Si Vis Pacem – Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery

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Guerra, pace, e sondaggi: a Venezia Ciriaco Campus e Italo Zuffi ci mostrano l'universo contemporaneo militarizzato, e la propaganda dei "numeri"

Si Vis Pacem, vista dell'installazione di Ciriaco Campus

“La verità non esiste, se esistesse non potremmo conoscerla.                                         Se potessimo conoscerla non potremmo comunicarla agli altri”.
Gorgia (485-375 A.C.)

A Venezia non c’è solo la Biennale, ma tra calle a campi si trovano anche gallerie con mostre interessanti. Per esempio la Andreson Art Space & Gallery, dove nei giorni della vernice ha inaugurato una mostra curata da Adriana Polveroni. Il binomio sembrava abbastanza singolare: Italo Zuffi e Ciriaco Campus i due artisti invitati, ma in realtà la resa estetica e formale è soddisfacente, e lo spazio si presta molto, perché ha due stanza suddivise in cui i colloqui ed i dialoghi sono più facili. La bellezza e la suggestione del posto rendono tutto unico, basti dire che per andare nella seconda sede all’altra della galleria si deve usare una piccola barchetta con un moderno Caronte ad accompagnare il visitatore. La mostra dicevamo, ha come tema quello della guerra, che nei giorni della inaugurazione di Venezia, come d’altronde anche ora, non sembra voler accennare a terminare.

Si Vis Pacem, vista dell’installazione di Ciriaco Campus, Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery

I due artisti dunque si sono concentrati su questo tema, sotto il titolo di “Si Vis Pacem”. Nella sala più piccola, ma di dimensioni comunque ampie, vediamo il lavoro di Italo Zuffi, delicato e potente; “Quattro cerchi in gres, apparentemente oggetti inutili e indecifrabili appesi al muro, raccontano, con interruzioni e dislivelli dei bordi, le preferenze, espresse in percentuali, di diversi sondaggi proposti all’opinione pubblica”, così ci racconta sinteticamente il lavoro dell’artista la curatrice, ed in effetti ad una prima visione difficile capirne il senso, se non concentrandosi di più, avvicinandosi, e comprendendo quelle percentuali e quei sondaggi che oramai ci propinano da anni, voluti dalla società per ogni cosa, probabilmente nemmeno tanto attinenti alla realtà, ma utili al grande pubblico per trovare pace, se così si può dire, nei numeri.

Italo Zuffi, dettaglio d’installazione – Si Vis Pacem, Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery

Più incisivo, per chi scrive, il lavoro di Ciriaco Campus. Visivamente molto efficace, e semanticamente perfetto, per il luogo e per ciò che ci racconta. L’artista porta infatti in questo spazio, che a terra ha della sabbia, residuo di una mostra precedente ma perfetta anche per questo occasione, degli arazzi, in cui vengono poste in risalto delle basi militari, come fossero piantine prese da satelliti. La basi in realtà ad occhio nudo non si vedono, e gli arazzi sono appesi come fossero lenzuola da asciugare. Ecco che dunque la grammatica della narrazione diventa evidente quando si scopre la tragicità che va oltre l’estetica, che ad ogni modo è molto forte e coinvolgente. Ed è spiazzante ma allo stesso tempo emozionante per lo spettatore trovarsi a camminare attraverso queste grandi tele appese, sistemate una vicina l’altra, una dopo l’altra, a narrare una vita segreta di cui pochi di noi conoscono realmente le coordinate.

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