17 febbraio 2025

Il Getty Museum ha acquistato un’opera realizzata con l’Intelligenza Artificiale

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Un nuovo capitolo nella fotografia: Matías Sauter Morera usa l’Intelligenza Artificiale per reimmaginare la storia queer del Costa Rica e l’opera viene acquisita dal Getty Museum di Los Angeles

Matias Sauter Morera, Cristian en el Amor de Calle, 2024. Courtesy Craig Krull Gallery

Il Getty Museum entra nel dibattito sull’intelligenza artificiale applicata all’arte con l’acquisizione di Cristian en el Amor de Calle (2024) di Matías Sauter Morera, prima fotografia generata con AI a entrare nella prestigiosa collezione del museo di Los Angeles. L’opera fa parte della serie Pegamachos, in cui l’artista usa l’IA per generare immagini che rievocano e reinterpretano la cultura gay in Costa Rica, portando alla luce storie queer oggetto di censura e rimozione. Al momento, non sono disponibili informazioni riguardanti il costo dell’acquisizione dell’opera dell’artista costaricano e di base a Berlino.

Arte e copyright al tempo dell’IA: un terreno scivoloso

La scelta del Getty Museum avviene in un momento in cui le istituzioni culturali e il mercato dell’arte si interrogano sullo status creativo e giuridico dei lavori realizzati con l’Intelligenza Artificiale. Poche settimane fa, l’Ufficio Copyright degli Stati Uniti ha pubblicato le nuove linee guida che stabiliscono un principio chiaro: il contenuto generato esclusivamente da intelligenza artificiale non può essere protetto da copyright.

Secondo il rapporto, strumenti come DALL-E o Midjourney, anche se guidati da prompt complessi, non garantiscono un controllo sufficiente sul processo da parte dell’utente, per far emergere l’autorialità umana dell’opera. L’elemento decisivo sembra essere il grado di intervento: se l’IA è solo un supporto nella creazione e l’artista interviene in maniera sostanziale nella post-produzione o nella struttura narrativa, l’opera può essere tutelata.

Morera, consapevole delle implicazioni legali, ha sottolineato come il suo lavoro non si limiti alla generazione automatica: il suo processo prevede un uso attivo dell’IA come strumento di costruzione visiva, con un intervento umano decisivo nella post-produzione.

Il caso Christie’s

Se il Getty Museum sembra voler riconoscere il valore concettuale dell’IA nel processo artistico, il mercato dell’arte è tutt’altro che allineato. La recente decisione di Christie’s di dedicare un’intera asta all’arte generata con intelligenza artificiale – programmata dal 20 febbraio al 5 marzo 2025 – ha infatti sollevato una ridda di polemiche.

La vendita, che includerà opere di Refik Anadol, Harold Cohen e Claire Silver, ha scatenato la reazione di oltre 3mila artisti, che hanno firmato una petizione per chiederne la cancellazione. Le principali accuse riguardano l’uso non autorizzato di opere d’arte umane per addestrare i modelli IA, sollevando interrogativi etici e legali sulla paternità delle immagini prodotte.

L’intersezione tra appropriazione e innovazione è il nodo cruciale: se da un lato l’IA permette di esplorare nuovi linguaggi visivi, dall’altro la sua dipendenza esplicita da database preesistenti complica la definizione di originalità. Il Getty Museum, con la sua acquisizione, sembra tracciare un percorso diverso da quello del mercato: invece di considerare l’AI come uno strumento di produzione seriale, la riconosce come mezzo espressivo all’interno di un progetto concettualmente strutturato.

L’Intelligenza Artificiale e la memoria visiva

Cristian en el Amor de Calle sarà esposta in due importanti mostre nel 2025: la personale Pegamachos presso la Craig Kroll Gallery (22 marzo – 3 maggio) e la collettiva The Queer Lens: A History of Photography al Getty Museum (17 giugno – 28 settembre). Due occasioni per riflettere su come l’intelligenza artificiale possa ridefinire il linguaggio della fotografia e la memoria visiva di comunità marginalizzate.

Mentre il Getty apre alla possibilità che l’IA possa diventare parte integrante della fotografia contemporanea, le nuove linee guida dell’Ufficio Copyright e la controversia su Christie’s mostrano un panorama ancora frammentato. L’opera di Morera, tra documento e finzione, suggerisce una possibile direzione: un’arte che usa la tecnologia non per sostituire la creatività umana ma per concorrere nel dare forma a narrazioni rimaste a lungo invisibili.

Non è comunque la prima volta che un’opera d’arte interamente realizzaata con l’Intelligenza Artificiale entra in un museo. Un esempio eclatante è Unsupervised, la monumentale installazione di Refik Anadol al MoMA di New York. L’opera, basata sull’analisi di 180mila oggetti d’arte raccolti negli ultimi due secoli, utilizza il machine learning per generare forme in continua mutazione, che reagiscono alle condizioni atmosferiche e ai movimenti del pubblico.

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