26 marzo 2020

L’amore rinchiuso: 5 tonnellate di lucchetti per l’opera di Carmen Mariscal

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Carmen Mariscal ha usato 4,8 tonnellate di lucchetti, pegno degli innamorati, per la sua installazione pubblica a Parigi. Che fa riflettere sull'amore ai tempi del Covid-19

Suggellare una promessa d’amore eterno attaccando un lucchetto a un elemento di arredo urbano, per poi gettarne via la chiave, ovvero i lucchetti d’amore. Una storia lunga quindici anni e che ha fatto il giro del mondo, approda al Place du Palais-Royal di Parigi con l’installazione Chez Nous di Carmen Mariscal. L’artista franco messicana ha realizzato Chez Nous (2020, L 264 cm x P 196 cm x H 289 cm), con 4,8 tonnellate di lucchetti vari e con i cancelli del Pont des Arts e del Pont de l’Archevêché, ai quali erano agganciati, fino a qualche tempo fa.

Prima intimo e segreto, questo gesto è diventato rapidamente pubblico e collettivo, ossia un rituale per ogni coppia d’innamorati che si rispetti. Simbolo d’amore e al contempo di vincolo, Carmen Mariscal ha trasformato questi oggetti in uno scrigno di memorie costruendoci uno spazio archetipico: la casa. L’artista mette così in discussione l’instabilità del sentimento di attaccamento all’abitazione che, da luogo rassicurante, può drammaticamente trasformarsi in prigione. Una sensazione che, in questi giorni, è più che attuale. Questa duplice lettura si ricongiunge all’obiettivo principale di questa creazione: contribuire a raccogliere fondi per sostenere donne e bambini vittime di violenza domestica.

Classe 1968, Carmen Mariscal ha lavorato negli ultimi vent’anni intorno alle questioni femminili e alla nozione di corpo attraverso scultura, video e foto. Ricordiamo il suo solo show “La esposa esposada” (2018, foto e scultura metallica con manette) durante la scorsa edizione di Art Paris, che vede all’origine la parola spagnola esposas, che significa sia mogli che manette.

Carmen Mariscal ha seguito da vicino la storia dei lucchetti parigini, fino a quando una delle ringhiere che li sostenevano è crollata a causa del troppo peso, danneggiando notevolmente la struttura. I lucchetti sono stati poi totalmente rimossi e smaltiti fuori Parigi, dove l’artista li ha raccolti per lanciarsi in questo progetto.

L’opera è allestita, fino al 28 aprile, in uno spazio pubblico che, a oggi, è senza spettatori: invitare il passante a una riflessione sull’amore ai tempi del coronavirus – un tema sul quale scrivevamo anche qui – è una missione impossibile. Chez Nous (A casa nostra), è dunque un’opera più che mai attuale che ci parla di confinamento e guarda alla fragilità dell’essere. Segregati in casa, fino a nuovo ordine, per il momento possiamo accontentarci di guardare in rete qualche fotografia, senza limiti di tempo. L’artista sarà presente al Grand Palais durante la prossima Art Paris Art Fair presso la galleria Ana Mas Projects con la serie Sois belle et tais-toi. Un’altra storia che vi racconteremo in data da confermarsi.

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