14 novembre 2020

Slag, Marco Ceroni – Gallleriapiù

di

Nella giungla urbana tra icone anni Novanta e ceramica d’autore, nuove forme “della faccia nascosta di una metropoli” ad opera di Marco Ceroni e di una serie di collaboratori speciali

Marco Ceroni, “SLAG”, exhibition view, GALLLERIAPIU, Bologna, 2020. Courtesy GALLLERIAPIU e l’artista. Ph. Stefano Maniero

Gallleriapiù di Bologna resiste e tiene aperta e visitabile fino al 19 dicembre la mostra “Slag” di Marco Ceroni, seconda personale dell’artista forlivese in galleria. A proposito di “Late Night Show” nel 2017 Fabiola Naldi scriveva: «Basterebbe dire che Marco Ceroni incontra e si scontra con gli spazi che attraversa per risolvere in poche parole una parte della sua ricerca; ma sappiamo che non appena si finisce di scrivere un testo per un artista, lo stesso è già andato oltre o forse se ne è andato proprio, lasciando dietro di lui detriti e ‘frammenti’ di un’instancabile velocità nel passare ad altro».
Ebbene il titolo di questo percorso 2020 è propriamente slag/scorie e Ceroni è andato avanti nella sua pratica che attinge dallo spazio urbano-quotidiano, passando ad un coerentissimo “altro” nell’incontrare la ceramica per i modelli ripetibili di cui fa uso.
Di stanza a Milano, il suo immaginario è popolato di elementi legati alla strada, di rimandi ad atmosfere metropolitane e riferimenti al mondo urban che diventano attraverso il suo sguardo, già solo concettualmente, urban-art.

Marco Ceroni, “SLAG”, exhibition view, GALLLERIAPIU, Bologna, 2020. Courtesy GALLLERIAPIU e l’artista. Ph. Stefano Maniero

Nel ri-formare oggetti e immagini comuni, quest’anno è tornato “a casa” in Romagna per il progetto di residenza MCZ Territorio a Faenza, tradizionalmente votata alla ceramica.
Con un’opera come Moonwalk nel 2017 si era presentato nel suo esercizio di recupero e alterazione per contrasto di materiali e forme, laddove un dissuasore di parcheggio in acciaio prelevato dal marciapiede è diventato un monumento su un basamento di marmo giallo di Siena. «Una forma scultorea in equilibrio tra reale e verosimile che esprime quale può essere il potenziale di un residuo». Per quanto, le scorie di Slag non rimandano all’idea stretta di residuale e povero, ma piuttosto al residuo come prodotto di un’estrazione, del processo per cui si estrae un oggetto dal suo contesto, investendolo di un’altra funzione inusitata e preziosa.
Ma partiamo dal Museo di Faenza dedicato a Carlo Zauli – realtà attiva dalla morte nel 2002 dell’importante ceramista-scultore – dove Ceroni ha svolto una residenza e poi esposto gli esiti in una mostra dal titolo Squame. Ha qui prodotto un’edizione limitata di sculture, oggi tutta in Gallleriapiù, giocata sugli impasti colorati e gli effetti sensoriali delle terre, e realizzato, con la maestra ceramista Aida Bertozzi, una più grande scultura intitolata LACOSTE (134x49x23 cm), che introduce alla visita in una cosiddetta “giungla urbana”.

Marco Ceroni, “SLAG”, exhibition view, GALLLERIAPIU, Bologna, 2020. Courtesy GALLLERIAPIU e l’artista. Ph. Stefano Maniero

L’edizione limitata chiama al fashion design, si compone di numerosi pezzi unici in serie, nella loro variante colore, realizzati dallo stampo della carena di un Booster MBK 1990 – scooter ormai storico che ha identificato la generazione di giovani a cavallo del nuovo millennio. «Una forma industriale riprodotta in gres e modificata con innesti che richiamano il mondo organico, in bilico tra scoria e resto animale». Vi è da dire che Ceroni aveva già lavorato con componenti meccanici e con la tecnica del tuning, che prevede operazioni di personalizzazione e modifica dei veicoli con interventi su diverse parti quali la carrozzeria. Ed è interessante come nello smontare, isolare e ricomporre le forme, Ceroni ne dichiari anche in didascalia la provenienza, specificando se si tratti originariamente della carena o di un sellino.
La gallerista Veronica Veronesi ha optato per non incaricare alcun curatore dell’intermediazione con le opere. Ma “Slag” non lascia Ceroni solo nello show, visto che si sono volute attivare delle proficue collaborazioni con diverse professionalità; iniziando dallo street artist Giorgio Bartocci che insieme all’artista visivo Stefano Serretta ha ideato un nuovo lettering per un’opera murale a pennello che corre lungo il perimetro della galleria. Inoltre mutuando dalle dinamiche di comunicazione di prodotto, nell’ambito musicale e tanto più della moda, i featuring di Slag dimostrano che è possibile, quanto necessario, un patch o addirittura un sovvertimento dei codici.
Gallleriapiù si presenta come un Temporary Store laddove il packaging e identità visiva del brand Slag è stato affidato al graphic designer Gabriele Colia; il lancio digital al fotografo Toni Brugnoli; il video-backstage, della durata di uno spot pubblicitario, alla regista Veronica Santi.
L’esperienza con Ceroni porta dentro il “fuori” della periferia, che apparirebbe dal racconto come lo spazio più autentico, quello che per antonomasia è solitudine e al contempo moltitudine.

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