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Torino riscopre il fotografo di moda Norman Parkinson con una grande mostra
Arte contemporanea
Si racconta che le agenzie lo chiamassero per far fare a lui, e non alla diretta interessata, il giochino che gli HR-specialist ogni tanto propongono ancora oggi ai candidati: «come ti vedi tra cinque anni?». Ebbene, se Norman Parkinson rispondeva che la modella in questione, di lì a cinque anni, sarebbe ancora stata uno dei cosiddetti volti da copertina, allora per lei si aprivano le porte del successo nella fashion industry. E non ha mai sbagliato una previsione! Questo il potere, questa l’influenza, questo il gusto “sempre alla moda”, per l’appunto always in fashion, del britannico Norman Parkinson, da scoprire nelle sale auliche di Palazzo Barolo fino al prossimo 29 giugno.
Harper’s Bazaar, Vogue, Town & Country, e The Queen sono solo alcune delle patinatissime riviste che in oltre 56 anni di carriera hanno pubblicato gli scatti di Parkinson, di cui a Torino viene proposta una selezione di 80 immagini. Documentando tutta la parabola dell’autore, la mostra procede con ritmo giocoso, chiaro e affatto didascalico, alternando le fotografie più iconiche del suo lavoro con il racconto sull’evoluzione dei costumi e della società nel corso del Novecento.

Celebrities, modelle, stilisti, regine e cantanti: Parkinson immortala la Leisure class
Dai tagli rigorosi e dalle forme rigide della moda a ridosso della Seconda Guerra Mondiale, passando per il raffinato New Look parigino degli anni Cinquanta, fino al glamour e allo sfarzo dei Settanta e Ottanta, ogni sala ospita volti noti delle cronache mondane e del jet-set internazionale. Tra di loro non faticherete a riconoscere i Rolling Stones, i Beatles, Hubert de Givenchy, e un giovanissimo e affascinante Yves Saint Laurent, anche se nella biografia di Parkinson si sprecano le amicizie e i contatti con le personalità più illustri in ogni campo, tra le quali ci piace ricordare l’intimo rapporto con la Regina Madre Elizabeth Bowes-Lyon, consorte di Giorgio VI e madre di Elisabetta II. Non solo, fa bella mostra di sé anche il celebre ritratto di Audrey Hepburn, non a caso immagine guida della rassegna, scattato nel 1955 nel parco di Villa Rolli, in Italia, sui Colli Albani, durante le riprese di Guerra e Pace di King Vidor. Fotografata per la rivista Glamour, l’attrice indossa uno splendido abito da cocktail pomeridiano di Givenchy e ammicca all’osservatore immersa in un’esplosione di fiori e colore.
La moda fa da fil-rouge dell’intero percorso, e confessiamo che tanta ostentazione di eleganza ben si sposa con gli affreschi eccezionalmente conservati che potete ammirare alzando lo sguardo nelle sale di Palazzo Barolo, uno dei migliori edifici aristocratici di Torino. Parkinson sposa la moda nella vita mondana e in quella privata: la moglie, Wenda, diviene la sua musa più amata, nonché una delle più celebri modelle degli anni Cinquanta, immortalata in ritratti senza tempo, come quello del 1951 per l’edizione britannica di Vogue, mentre con posa ancheggiante regge quasi svogliatamente un ombrello scuro nei pressi di Hyde Park Corner.

Norman Parkinson «il più conosciuto dei fotografi sconosciuti»
Proprio in questo modo, «il più conosciuto tra gli sconosciuti», viene definito affettuosamente Parkinson da Terence Pepper, curatore della mostra e, per oltre 40 anni, anche della National Portrait Gallery di Londra, dove per la prima volta ha iniziato a interessarsi alla figura di Parkinson all’inizio degli anni Ottanta. Come un rivolo d’acqua che presto si trasforma in un torrente in piena, la ricerca sulle vicende e sui fatti legati al fotografo travolgono lo studioso, appassionandolo a tal punto da diventare uno dei suoi principali filoni di approfondimento. Ciò che maggiormente attrae della figura di Parkinson, e che è allo stesso tempo motivo di rammarico, è il contrasto, da un lato, tra l’eccezionale popolarità dei suoi scatti – che siamo convinti riconoscerete in gran numero durante la visita – e, dall’altro, la scarsa notorietà del suo nome nella storia della fotografia. Always in fashion è dunque una bella occasione per associare un vasto repertorio di immagini iconiche ereditate dal XX secolo al loro autore, e ciò anche grazie alla prima edizione italiana del catalogo dell’opera di Parkinson, pubblicato da Moebius proprio in occasione della mostra a Palazzo Barolo.
La medesima attenzione e raffinatezza con cui Parkinson realizzava i suoi ritratti emerge dal percorso di mostra, capace di regalare un’esperienza coinvolgente, e fare apprezzare a pieno la vivacità e creatività di questo grande fotografo.

