30 dicembre 2022

Un’Intelligenza Artificiale per lo Schiaccianoci: San Francisco Ballet chiama Midjourney

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Per realizzare le locandine del suo ultimo spettacolo, lo Schiaccianoci di Tchaikovsky, il San Francisco Ballet si è rivolto all’Intelligenza Artificiale di Midjourney, scatenando un dibattito sulla proprietà delle immagini

Le locandine e i manifesti degli spettacoli teatrali, dei concerti e dei balletti – e poi dei film – hanno fatto la storia dell’immagine e, a buona ragione e a dispetto della loro categorizzazione come “efemera”, cioè effimeri, legati a un momento preciso, molte di queste opere sono conservate nelle collezioni di importanti musei in tutto il mondo. Da Toulouse-Lautrec a Giorgio Depero, da Jules Chéret a Umberto Boccioni, moltissimi artisti hanno misurato la propria inventiva nella grafica pubblicitaria, donando una patina di immortalità al “prodotto” reclamizzato. E così, per progettare i poster promozionali del suo “Schiaccianoci”, il San Franciso Ballet ha deciso di rivolgersi “all’artista” più chiacchierato del momento: l’Intelligenza Artificiale di Midjourney.

Nell’idea della storica compagnia, fondata nel 1933 del maestro Adolph Bolm, le due immagini rilasciate nelle prime settimane di dicembre – la prima, di un topo con gli occhi da insetto e coroncina dorata che emerge dall’oscurità, l’altra, con il volto di un soldatino di sughero e stoffa con un ghigno poco rassicurante – avrebbero dovuto scuotere l’estetica tradizionale associata al balletto. Cosa che è effettivamente successa, almeno in un certo senso, visto che, negli ultimi mesi, la discussione sul “primato” dell’arte, conteso tra creatività umana e generatori automatici di immagini, è stata piuttosto accesa.

 

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Se i generatori di immagini già sono sperimentati da tempo, è solo in tempi relativamente recenti che la questione è diventata di dominio pubblico, anche grazie alla semplicità d’uso delle ultime applicazioni, come Lensa, DALL-E-2 e Dream Studio. A scatenare il dibattito, in particolare, fu la notizia, diffusa a settembre 2022, dell’attribuzione del premio per la miglior pittura a un’opera generata da una intelligenza artificiale, nell’ambito della – a dire la verità, prima poco conosciuta – Colorado State Fair. E non si tratta solo di premi: qualche anno prima, il Portrait of Edmond de Belamy (2018), un ritratto realizzato da un’Intelligenza Artificiale addestrata da un collettivo parigino, fu battuto all’asta da Christie’s New York a 350mila dollari. Ci sono poi i generatori che creano opere d’arte in stile, come GANksy, sviluppato da Matt Round a partire da centinaia di immagini di street art dal portfolio di Banksy, a DaVinciFace, che “leonardizza” i ritratti.

A parte i divertissement, ci sono anche utilizzi più professionali, come nel caso del restauro della Ronda di notte, capolavoro di Rembrandt van Rijn. In questo caso, la GAN – Rete Generativa Avversaria, un sistema di intelligenza artificiale in grado di apprendere in maniera automatica a partire dal confronto con un enorme database di informazioni, riuscì a ricostruire le parti mancanti della magnifica opera conservata al Rijksmuseum di Amsterdam. Ma l’utilizzo dei generatori di immagini può essere meno neutrale di quello che sembra. Come nel caso di Lensa, l’app di intelligenza artificiale sta spopolando sui social network. Dietro tale proliferazione di “immagini gradevoli”, si nascondono pericoli per dati e privacy e si strizza l’occhio a canoni occidentalizzati, sessualizzati e misogini (ne scrivevamo qui).

Insomma, il dibattito è tanto più complesso quanto più ampie sono le possibilità di utilizzo di questi strumenti. Secondo i detrattori, scegliendo Midjourney piuttosto che un autore “in carne e ossa”, il San Francisco Ballet avrebbe favorito il furto della proprietà intellettuale degli artisti su cui sono costruiti i database dei generatori di immagini. È infatti vero che, nella loro forma attuale, questi software usano – o meglio, rimasticano – il lavoro di artisti senza consenso, crediti o compenso.

In tutta risposta, il San Francisco Ballet ha dichiarato di voler semplicemente sperimentare le possibilità delle nuove tecnologie, in collaborazione con l’agenzia pubblicitaria Butler, Shine, Stern & Partners. «Quasi 30 designer, produttori e creativi dell’agenzia pubblicitaria locale hanno contribuito alla nostra campagna per lo Schiaccianoci, offrendoci la possibilità di sperimentare gli strumenti tecnologici di oggi», ha detto ad Artnet un portavoce di SF Ballet. «Ogni stagione, impieghiamo centinaia di artisti di San Francisco sui nostri palchi, nella nostra orchestra e dietro le quinte, anche nella creazione delle nostre campagne di marketing, e non vediamo l’ora di continuare a farlo in futuro».

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