08 giugno 2021

Una protesta al Museo Picasso riaccende la questione sull’artista predatore

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Una docente e i suoi studenti organizzano una protesta silenziosa al Museo Picasso di Barcellona, per porre l’attenzione sull’atteggiamento prevaricatore dell’artista verso le donne

protesta museo picasso

Marie-Thérèse Walter, Dora Maar, Françoise Gilot, Jacqueline Roque, sono le donne dipinte da Pablo Picasso, il grande artista, il predatore. Sul carattere di Picasso e sul suo atteggiamento nei confronti delle donne si sta provando a fare chiarezza, nel tentativo di approfondire una vicenda personale che non può rimanere trascurata, non solo perché è legittimo approfondire, sotto vari aspetti, le vite dei grandi rappresentanti della storia, ma anche perché la conoscenza biografica può aiutare a comprendere meglio evoluzioni stilistiche, esiti formali, processi creativi. In effetti, la storiografia più attenta non ha mai tenuto nascosti certi particolari ma di questi elementi se ne perdevano poi le tracce, quando si arrivava al display dei musei.

Pablo Picasso e Dora Maar

Scesi dal piedistallo di una museografia fin troppo legata al metodo del “monumento”, ora degli artisti vengono messe in didascalia le debolezze, le vulnerabilità, gli aspetti controversi che, molto spesso, riguardano il genere, ambito nel quale tendono a replicarsi – e a camuffarsi – i rapporti di potere, la dialettica tra “soggetto” e “oggetto”. «Penso che dobbiamo decentralizzare non solo la nostra idea dell’autore, ma anche quella dell’autorità», così Olafur Eliasson, nel febbraio 2020, presentava la sua mostra al Guggenheim di Bilbao, portando quindi il discorso proprio su Picasso, campionissimo dell’arte spagnola: «In tal senso, è importante avere un punto di vista più femminista, perché il patriarcato è fortemente radicato. Lo sapete molto bene qui, nel Paese di Picasso, un uomo che ha abusato di diverse donne, come un Harvey Weinstein del suo tempo, ma il cui comportamento era considerato accettabile». Fu un duro colpo per il mondo dell’arte spagnolo e la querelle è tutt’altro che chiusa. La settimana scorsa, una professoressa d’arte e i suoi studenti hanno organizzato una manifestazione pacifica al Museo Picasso di Barcellona. Il gruppo si è seduto di fronte alle opere dell’artista indossando magliette bianche e nere sulle quale campeggiavano varie scritte: «Picasso, Women Abuser», «Picasso Maltrattador», «Museo Dora Maar».

Maria Llopis, artista e insegnante alla scuola d’arte Escola Massana di Barcellona, ha organizzato la manifestazione silenziosa – ma molto eloquente – nell’ambito di un corso dedicato all’arte e al femminismo. L’obiettivo era «Parlare di ciò che è realmente accaduto, dire la verità su tante artiste donne che non riescono a sviluppare la propria creatività», ha spiegato Llopis. «Abbiamo lanciato un appello per incoraggiare il museo Picasso a guardare direttamente questa realtà e a curare mostre per approfondirla», ha continuato. I custodi del museo hanno seguito la professoressa e i suoi studenti ma non sono intervenuti in alcun modo. La reazione online, invece, secondo quanto dichiarato da Lopis, è stata più veemente. La professoressa ha infatti spiegato di essere stata minacciata e, per questo motivo, Instagram ha chiuso il suo account personale.

Pablo Picasso, Femme au béret et à la robe quadrillée (Marie-Thérèse Walter) , 1937

«È fantastico che le persone si esprimano nel museo. È il luogo in cui dovrebbero svolgersi i dibattiti», ha dichiarato ad Artnet il direttore del Museo Picasso, Emmanuel Guigon. «Picasso era un uomo del XIX secolo, sicuramente un machista», ha continuato Guigon. «Pablo è uno strumento di morte. Non è un uomo, è una malattia, non un amante, ma un padrone», scriveva Dora Maar, fotografa, poetessa e pittrice, compagna di Picasso dal 1935 al 1943. Dopo la fine della loro relazione, troncata dallo stesso Picasso che si era invaghito della giovane artista Françoise Gilot, Maar entrò in depressione e si ricoverò in una clinica psichiatrica.

Negli ultimi anni si sono susseguite numerose manifestazioni di protesta contro l’artista e le istituzioni che lo celebrano. Nel 2018, l’artista Emma Sulkowicz si fece fotografare davanti alle Demoiselles d’Avignon al MoMA – Museum of Modern Art di New York (che nel frattempo ha progettato un nuovo allestimento per l’opera) vestita solo di asterischi. Nello stesso anno, sempre al MoMA, l’artista e attivista Michelle Hartney aggiunse un suo testo sul muro accanto a un dipinto di Picasso, oltre che ad altre opere di Balthus e Paul Gauguin, ponendo l’attenzione sulla famigerata frase spesso attribuita a lui: «Ogni volta che lascio una donna, dovrei bruciarla. Distruggi la donna, distruggi il passato che rappresenta». Ma con ogni probabilità Picasso ci avrebbe pensato due volte, prima di bruciarne i ritratti.

Pablo Picasso, Buste de femme

Il ritratto rosso di Dora Maar, realizzato da Picasso nel 1938, è stato venduto all’asta da Christie’s New York nel maggio 2015, per 67,4 milioni di dollari. La Femme au béret et à la robe quadrillée, ritratto di Marie-Thérèse Walter del 1937, è stato venduto da Sotheby’s, a Londra, nel febbraio 2018, per 68,7 milioni di dollari. Un altro ritratto di Marie-Thérèse, Femme assise près d’une fenêtre, realizzato nel 1932, è stato venduto da Christie’s New York per 103,4 milioni di dollari, a maggio 2020.

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