10 gennaio 2023

Il mistero della collezione di Monsignor Basso: il Vaticano faccia chiarezza

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Scomparso pochi giorni fa per cause naturali, monsignor Michele Basso ha lasciato decine di casse di opere d’arte e manufatti antichi ma sulla collezione ci sono molte ombre e poche luci

Cratere Eufronio

Il 6 gennaio 2023, è stato ritrovato, nel suo appartamento in Vaticano, il corpo senza vita di monsignor Michele Basso, deceduto a causa di un arresto cardiaco legato all’età avanzata. Basso aveva servito come uno dei 24 canonici della Basilica di San Pietro, ovvero il clero anziano che celebra le messe preghiere nella basilica. Ma Basso era anche un appassionato collezionista d’arte e alcuni anni fa lasciò in eredità alla Fabbrica di San Pietro, l’ente che opera nella gestione della Basilica, 30 contenitori ignifughi, sigillati e riposti sotto la protezione della cupola della Basilica di San Pietro. All’interno, erano conservati circa 70 oggetti tra dipinti, sculture e altri manufatti preziosi, per lo più a tema religioso, il cui valore di mercato non è mai stato valutato.

Nella collezione è inclusa anche una copia finemente eseguita del famoso ” Cratere di Eutrofia”, un’antica ciotola di terracotta greca che era stata scavata illegalmente dall’Italia, nella zona di Cerveteri, nel 1971, esposta dal Metropolitan Museum of Art di New York fino al suo rimpatrio, nel 2008, e attualmente conservato al Museo nazionale di Cerveteri, in deposito dal Museo etrusco di Villa Giulia. Ma visto che la copia nella collezione di Basso pare sia stata realizzata all’inizio del XX secolo, le date non coincidono. Anzi, potrebbe lasciar presuppore una clamorosa “inversione”: la copia di Basso potrebbe essere invece l’originale.

Nella collezione, ancora in parte sigillata, ci sarebbero anche bozzetti originali di Pietro da Cortona e tele della scuola di Mattia Preti, sculture lignee del Seicento e una in marmo ispirata a I Prigioni di Michelangelo. Incerte le modalità attraverso cui Basso avrebbe messo insieme questo corpus di altissimo profilo. Lo stesso monsignore, sull’argomento, si è sempre mostrato piuttosto elusivo: «È come ritrovarsi con tante scarpe nell’armadio. Alcune sono state comprate, altre regalate», rispondeva al Messaggero. Toccherà ora alle autorità ecclesiastiche e alla Segreteria di Stato vaticana decidere cosa fare della collezione.

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